Pesaro, 16 aprile 2012 - Prima il pallavolista Bovolenta, po il calciatore Morosini: due splendidi atleti scomparsi nel giro di pochi giorni per problemi cardiaci. Dottore, che sta succedendo?
“Lo so, sono vicende che destano molto scalpore, dolore e anche preoccupazione, ma credo che soprattutto si tratti di casualità”. A parlare è il dottor Piero Benelli, medico sportivo, da oltre vent’anni nello staff della Scavolini e dal 2008 anche medico della Nazionale di volley.

Viene da chiedersi se i controlli sanitari funzionano.
“Assolutamente sì, in Italia abbiamo la legge più moderna e restrittiva sui controlli in fatto di attività agonistica, in alcune nazioni non esiste nemmeno l’obbligo degli accertamenti medici. Il fatto è che i controlli escludono le patologie, ma non tutti gli eventi che possono capitare”.

Ma i controlli sono uguali per tutti, per chi fa una normale attività agonistica e i professionisti?
“No, per i professionisti ci sono controlli anche maggiori, più sofisticati e periodici, specialmente per quelli di interesse nazionale, come Bovolenta, che io conoscevo bene, e Morosini, che giocava nella Under 21. La sostanza è che ci sono controlli per tutti con diversa modulazione”.

Questo rende le tragedie ancora meno comprensibili.
“Capita che dalle autopsie a seguito di decessi del genere si delinei un’entità che viene definita appunto “morte improvvisa””.

Nel nostro territorio come siamo messi per quanto riguarda il rilascio di certificati di idoneità sportiva?
“Abbiamo una buona legge regionale che oltre ai controlli ha realizzato da un paio d’anni un registro informativo sulle idoneità concesse: si possono monitorare le idoneità e nessuno può millantare di averlo avuto in un’altra provincia delle Marche”.

E a Pesaro e provincia come stiamo?
“Direi bene, i rilasci del certificato di idoneità agonistica sono di competenza della struttura sanitaria pubblica, le Asur, che sono coadiuvate da una serie di centri convenzionati”.

Ma anche in questo settore abbiamo a che fare con le famose e famigerate liste d’attesa?
“Si possono verificare anche dei ritardi che però possono essere superati e annullati con un arricchimento delle strutture e delle dotazioni organiche”.

Lei ricorda qualche brutta vicenda che ha riguardato persone delle nostre zone?
“Beh, la più clamorosa fu quella del cestista Tony Sassanelli che risale ormai a oltre vent’anni fa: le perizie dimostrarono che tutto era nella norma. Mi pare che poi ci sia stato qualche caso che ha riguardato dei ciclisti o dei podisti amatoriali”.

C’è stata qualche altra forma di tutela dell’attività agonistica messa in atto?
“Mi pare importante la convenzione fra Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e Coni che ha dotato gli impianti sportivi di 48 Comuni del nostro entroterra di un defibrillatore, con tanto di personale abilitato all’uso”.

 

di Franco Bertini