Pesaro, 4 maggio 2012 - DALLE NOSTRE parti risultava estinta. La guida «Anfibi e rettili della Provincia di Pesaro e Urbino» di Poggiani e Dionisi dava come ultimo rinvenimento quello del 1993 lungo il Biscubio, quando alcuni esemplari furono trovati morti in seguito all’asciutta del fiume. Ebbene, la testuggine d’acqua ha scelto un posto singolare quanto di alto valore simbolico per ricomparire: il parco Miralfiore a Pesaro. Ieri mattina l’operatore dell’Italcappa addetto al parco, ne ha trovata una che girovagava nei pressi della fontana centrale.

Lì per lì sembrava una delle solite testuggini americane (con le varietà orecchie gialle e orecchie rosse) che popolano sia la fontana che il laghetto; quelle incautamente liberate dai pesaresi che le acquistano per poi disfarsene, del tutto estranee alla nostra fauna. Ad Andrea Fazi del Wwf non è invece sfuggita l’eccezionalità del ritrovamento: si trattava della tartaruga palustre italica (Emys orbicularis). Un tempo diffusa lungo i corsi d’acqua, oggi divenuta una rarità a causa dell’alterazione degli habitat, protetta dalla Convenzione di Berna, al punto che ne è proibito il commercio e la detenzione.

La tartaruga palustre, uno dei rettili più minacciati in Italia, nelle nostre zone è reperibile solo agli Stagni Urbani a Fano, dove è stata reintrodotta dall’Argonauta. Ora bisognerà verificare se il parco Miralfiore ospita altri esemplari, se esiste lungo il vicino Foglia una popolazione relitta di tartaruga palustre. O se qualcuno, avendone reperiti alcuni esemplari per via illegale, se ne sia poi liberato nel parco.
 

MA IL MIRALFIORE, che non perde occasione di rivendicare la sua vocazione naturalistica regalando continue sorprese in campo faunistico, propone in questi giorni un’altra novità: la nidificazione dell’airone cenerino. Che non a caso ha scelto l’isoletta al centro del laghetto per allestire il nido. Incurante di trovarsi nel cuore di una città e del viavai di persone nei vialetti del parco. «La presenza dell’uomo per gli ardeidi non è un problema — sottolinea lo zoologo Massimo Pandolfi del Wwf — piuttosto la nidificazione dell’airone, come pure la presenza della testuggine palustre, è il segno della qualità ambientale di quel luogo. Progettato a suo tempo come parte di un ecosistema. E questo dà ancor più rilevanza alla proposta di dedicare l’area al compianto Aldo Brilli Cattarini».

Il Miralfiore si conferma dunque un ambiente straordinariamente ricco, per quanto soggetto a dinamiche particolari anche in relazione alla sua limitata estensione (meno di 30 ettari). Tra i mammiferi sono ormai presenze stabili il capriolo (che ha varcato i recinti dell’area naturalistica per spingersi dentro il bosco storico e l’ex vivaio), l’istrice, la volpe, lo scoiattolo. Ardeidi a parte, l’avifauna del laghetto è condizionata dalla presenza di nutrie (comunque in calo) che hanno fatto piazza pulita dei canneti: si segnalano gallinelle, tuffetti, alzavole in sosta durante l’inverno. Predato dagli uccelli ittiofagi, sembra invece sparito il gambero della Luisiana, specie infestante. Gli stagni del Miralfiore ospitano anche il raro rospo smeraldino. Per questo sarebbe il caso di tenere in vita ancora per qualche settimana la pozza temporanea formatasi nei pressi della casa colonica, sul lato di via Solferino.

Mauro Ciccarelli