Pesaro, 22 giugno 2012 - Avete in mente quelle casette gialle a schiera con giardino-francobollo? Ce ne sono a decine in ogni paese. Variano solo gli scalini, da tre o da cinque. Quasi tutte vuote. Se oggi qualche costruttore decidesse di regalarle, il rischio è che nessuno le vorrebbe per paura dell’Imu.

Che equivale ad una frustata rifilata ad un malato già in sala di rianimazione. Perché negli ultimi cinque anni, il mercato delle 'casette' a Pesaro e provincia è crollato del 39 per cento, passando dai 5846 atti di acquisto del 2007 ai 3611 rogiti del 2011. A proposito: anche per i notai non è più aria di bengodi. Su 33 sedi a disposizione, ne sono coperte 25 perché le altre appaiono poco convenienti. Quattro notai (di Pesaro, Urbino, Fossombrone e Urbania) se ne sono andati o stanno per farlo. Non entrava nessuno o in pochissimi.

Racconta Cesare Licini, presidente provinciale dell’Ordine dei Notai: "Me lo ricordo ancora l’inizio della crisi: settembre 2008. Fino a quel momento, i costruttori vendevano anche case come scatole dei fiammiferi tanto era alta la domanda e facile il finanziamento. Poi, da quel settembre, il telefono ha cominciato a non squillare più. Era come se fosse cambiato il panorama che guardavamo dalla finestra. Mi chiedevo come mai quell’apparecchio muto. Poi il fallimento delle banche americane ha trascinato tutti nel baratro, col denaro che non veniva più dato alle imprese e le compravendite che scendevano a gran velocità. Quel meno 39 per cento non mi sorprende affatto. Anzi, pensavo peggio".

 
Ora che succede?
"Si sta tornando al baratto. Non sto scherzando. Ci sono dei costruttori che sottoscrivono delle permute, scambiando tra loro appartamenti per uffici o capannoni o mezzi. E’ una specie di economia di sopravvivenza. Si valuta ciò che serve in quel momento e che cosa si può offrire per ottenere la merce".

 
 

Ci sono dei modi per uscirne?

"Vedo che molti imprenditori stanno mettendo in gioco il proprio patrimonio, i soldi di famiglia, i beni come le case. Per la prima volta forse c’è una generalizzata dimostrazione di coraggio che è un segnale molto forte sulla volontà da parte dell’impresa di uscire dalla catastrofe. Mi fa ben sperare".

 
Dal suo punto di vista come fotografa il momento immobiliare?
"Le banche che hanno incamerato le proprietà immobiliari di persone non più in grado di pagare il mutuo, si ritrovano con tanti invenduti. E questo sta facendo cambiare anche le modalità di garanzia. Non più ipoteche sul bene, ma altre forme ancor più allargate".

 
Eppure qualcosa si vende ancora. Oppure no?
"Sì, si vendono anche in fretta le cose belle. Quindi ville e appartamenti di prestigio. Ma sono rarità rispetto a tutto il resto".

 
C’è chi dice che la crisi ha fermato la speculazione selvaggia e il consumo della terra.
"E’ vero che ci sono stati degli eccessi, ma questa crisi non riguarda solo l’edilizia. E’ entrata nelle case di tutti, anche se ancora molti si illudono di esserne fuori".
 

 

di Roberto Damiani