Pesaro, 11 agosto 2012 - Diluvio di applausi e tifo da stadio ieri sera a Pesaro per Ciro in Babilonia, che ha inaugurato il Rossini Opera Festival. Un titolo giovanile di rara esecuzione, ‘riscoperto’ dal Rof, che il regista Davide Livermore ha visto come un kolossal del cinema muto, alla Cabiria di Pastrone e Intolerance di Griffith, in bianco e nero e dalla recitazione esagerata, con spezzoni di film d’epoca. Successo per il maestro Will Crutchfield, trionfo per i cantanti Ewa Podles, Jessica Pratt, Michael Spyires.

C’ERA attesa per questo Ciro in Babilonia, titolo davvero poco frequentato, messo in scena per la prima volta al Rof. Ma l’aspettativa si è sciolta in lunghi applausi e in un sincero e piacevole stupore grazie alla felice regia di Livermore e a voci e musica che si confermano nella migliore tradizione del festival. Opera forse non del tutto riuscita, Ciro in Babilonia segna il passaggio di Rossini verso la piena maturità (presto arriveranno Tancredi e L’Italiana in Algeri). Come accade per altri titoli finiti fuori repertorio anche questo Ciro ha notevoli pregi musicali (Stendhal la definirà “opera piena di grazia”) ma forti limiti drammaturgici, per cui le difficoltà che incontra il regista sono notevoli.

Davide Livermore ha trovato una forma brillante ispirandosi al cinema degli anni ‘10, ai kolossal storici e soprattutto alla gestualità degli attori in scena che all’epoca era proprio mutuata dall’opera lirica. Un vero e proprio corto circuito che scatena suggestivi fulmini (come durante la scena del Moloc). Emozionante la scena e sicuro il cast vocale che ha in Ewa Podles, il ruolo del titolo, un punto di riferimento ben preciso in questo caleidoscopio in bianco e nero. L’Orchestra del Comunale di Bologna (insieme al coro) si conferma altro punto cardinale del festival. Sicuro il direttore americano Will Crutchfield, rossiniano doc. Meritati gli applausi per questo spettacolo che a tutti gli effetti è una bella scoperta di questa edizione. Sarebbe piaciuto a Rossini.
 

p.an.