Urbino, 5 settembre 2012 - «COMPLIMENTI Maestro, ha fatto un bel logo per la festa del Pd ad Urbino». Lì per lì l'artista urbinate Mario Logli ha pensato che il suo interlocutore avesse avuto qualche brutto contraccolpo per l'ondata di caldo dei giorni scorsi. Poi nella stessa giornata si sente riferire ulteriori commenti dello stesso tono. Alcuni l'hanno invece chiamato, facendogli notare con disappunto l'evidente plagio.

Eh sì, perché ai più non è sfuggito un dettaglio che il Pd deve aver considerato marginale: quell'Urbino volante, così assimilabile alle sue opere, non è un lavoro suo. Anzi, è un fotomontaggio pure maldestro, dove le ombre delle piante vanno in direzione opposta alla luce che illumina la città; la prospettiva non coincide, la parte inferiore dell'"isola" è una montagna rovesciata...

LOGLI è sconcertato, visibilmente irritato accetta di parlarne. «Urbino come "isola volante"- dice Mario Logli - è notoriamente un mio tema, nato anni fa e tuttora vivo. Sono costretto a dare ulteriori spiegazioni sul fatto che non sono io l'autore del manifesto. Mi dispiace che non si sia capito che le mia città volanti non rappresentano fisicamente se stesse, ma l'anima, il pensiero, la cultura di chi le ha prodotte».

Questa "Urbino di plastica" è così devastante?

«L'Urbino che vola sulle mie isole non è solo la città con la sua fisionomia e struttura fisica, le sue architetture. La mia Urbino è tutta reinventata, rivissuta nella memoria. La mia è una Urbino che rappresenta la bellezza, la storia, l'arte, la cultura accompagnate dallo struggimento che è dentro di noi quando il bello viene offuscato e involgarito dalla mano irrispettosa dell'uomo. Penso così ai terribili giovedì notte degli studenti, a coloro che sempre più spesso fanno scritte di vernice spray sui mattoni di cinquecento anni... Io fuggo da tutto questo, e faccio fuggire Urbino, che si sradica dalla terra e si salva».

Col manifesto della Festa, il Pd pensava alla Città ideale... Ci sono andati lontani, le pare?

«L'occasione creata da questa confusione sul manifesto del Pd mi offre la possibilità di sottolineare non il mio disappunto per la superficialità e mancanza di conoscenza delle norme sulle opere d'arte e il loro uso, ma la necessità di una riflessione su quanto ci è stato lasciato e che abbiamo il dovere di rispettare per poterlo tramandare nel futuro, perché solo con una forte coscienza di ciò si possono salvare arte e cultura».

Cosa ha provato vedendo un così evidente plagio?

«Chi ha scelto l'immagine di Urbino così come è rappresentata nel manifesto, non ha reso un buon servizio alla città simbolo non solo del Montefeltro, ma del Rinascimento mondiale. Questa sembra piuttosto una città di plastica, lucida, con quel prato verde così verde da sembrare erba sintetica e infine la rupe... è tratta dalla foto rovesciata di una montagna».

Lei avrebbe concesso una sua opera come logo?

«Certo. Mi meraviglia che non lo abbiano chiesto, da mesi sono a Pesaro e nessuno mi ha consultato per un consiglio, un aiuto visto che oltre ad aver dipinto per cinquant'anni sono stato art director in importanti case editrici».

Giovanni Lani