Pesaro, 6 settembre 2012 - DAL GOLFO DI RIAD a Macerata, passando anche attraverso un altro fondo di investimento italiano. Tutto questo sta girando intorno alla Berloni cucine, uno dei marchi del settore tra i più conosciuti d’Italia, ma al centro, ormai da un paio di anni, di una forte crisi produttiva che ha portato i fatturati da 70 milioni a 40. Tutto questo fermo restando — la notizia è di ieri a mezzogiorno — un ritorno di fiamma anche di un gruppo cinese con tanto di lettera per avere informazioni tecniche. Si gioca su molti tavoli per risolvere i problemi di questo gruppo mobiliero pesarese, ma la partita più interessante appare quella che si sta giocando proprio all’interno della regione con la Lube di Macerata.

«A Luciano (Sileoni, ndr) — dice Marcello Berloni —, darei volentieri la fabbrica, ma fino a questo monento non ci siamo mai seduti a tavola. Tutto è nelle mani dei rispettivi commercialisti per cui diciamo che sono in corso delle trattative». Dal fronte Lube è arrivata una risposta guardinga: «Sì è vero. Siamo stati contattati dalla Berloni per un eventuale nostro interesse al marchio, un marchio davvero prestigioso», ha detto l’altro socio della Lube, Fabio Giulianelli. «Ma — aggiunge — la questione è complessa e delicata, c’è bisogno di un’analisi accurata, attenta e approfondita. Anche perché l’attuale difficile congiuntura economica ci tiene molto concentrati sul nostro gruppo. Vedremo».

COMUNQUE all’interno della fabbrica che è a Passo di Treia, i dipendenti danno per scontato che l’operazione si farà. Ma sul fronte pesarese Marcello Berloni tiene i piedi su varie staffe al fine di ottenere le condizioni migliori. «Abbiamo anche contatti con due fondi di investimento ed in questo momento la partita è tutta aperta. Uno è un fondo sovrano dei Riad intenzionato ad allargare la nostra produzione su un fronte molto interessante com’è quello del mondo arabo. L’altra invece è italiana», dice Marcello Berloni. «Sono situazioni molto interessanti — continua il mobiliere pesarese — e noi siamo aperti a tutte le soluzioni soprattutto a quelle che ci possano permettere di avere un balzo di fatturato in avanti al fine di riportare l’azienda in linea di galleggiamento e quindi in grado di risolvere gli attuali problemi».

Sulla partita Berloni interviene anche Pier Orsini che si sta occupando della trattativa per conto dei due fondi: «Smentisco interessamenti da parte dei cinesi — dice — mentre stiamo lavorando con i due fondi, quello arabo e quello italiano, per vedere se è possibile arrivare ad una soluzione. Comunque trattative che vanno per le lunghe ed i tempi non sono brevi come ha detto qualcuno. Si potrebbe arrivare ad un accordo per la fine dell’anno».
Per la Berloni cucine si era fatto avanti a suo tempo anche il gruppo sammarinese Colombini, società che aveva comprato a Pesaro un altro marchio storico delle cucine, la Febal. Una trattativa portata avanti dallo studio Marchionni di Pesaro e quasi... fatta. Ma alla fine proprio Marcello Berloni chiuse la partita dicendo no.

Maurizio Gennari