Roma, 11 ottobre 2012 - Ieri commovente commemorazione dell'onorevole Massimo Vannucci alla Camera dei Deputati. A ricordarlo il presidente Gianfranco Fini , che con parole appassionate ha descritto il parlamentare e l'uomo che tutti ammiravano. Tra il pubblico una cinquantina di persone provenienti dalla sua Macerata Feltria e dai luoghi limitrofi, dal sindaco Arcangeli, a quelli di Pietrarubbia (Chiarabini), Piandimeleto (Nonni), Sassocorvaro (Alessandrini).

Poi, dopo un minuto di silenzio, hanno parlato i parlamentari. A partire da Pier Luigi Bersani, il quale ha detto che «mai avrei immaginato di commemorare Massimo Vannucci. Tanti di noi hanno visto in lui le tracce della sua sofferenza, mesi nei quali ha voluto fare il possibile per adempiere il suo lavoro in parlamento, puntuale, preciso. Prima di sparare a zero sul lavoro parlamentare senza prendere il negativo che pure c'è, va considerato l'esempio che c'è di Massimo, appassionato al governo della comunità». Bersani, commuovendosi, non è riuscito a leggere la lettera di Vannucci, ma a ricordato le parole dell'amico scomparso, secondo il quale «vale la pena parlarsi sempre perché la democrazia ci chiede di confrontarci ».

Ecco, di seguito, un resoconto esaustivo degli interventi fatti.

Pier Luigi Bersani (Partito democratico)

«Mai e poi mai avrei immaginato di commemorare Massimo Vannucci. Tanti di noi hanno visto in lui le tracce della sofferenza, mesi nei quali ha voluto fare il possibile per adempiere il suo lavoro in parlamento, puntuale, preciso. Prima di disprezzare o sparare a zero sul lavoro parlamentare senza prendere il negativo che pure c'è, va considerato l'esempio che esiste. Massimo era appassionato al governo della comunità. Non si può certo dire che fosse uno inventato né che si fosse scelto da solo come capita a volte nella politica. Giovanissimo diventa consigliere comunale, va in Comunità montana, è sindaco del suo comune. E' la politica che anche qui viene dal basso. Segretario di sezione del suo partito e passo a passo, senza saltarne uno, diventa segretario regionale e deputato. Il suo lavoro da deputato ci è ben noto. Un lavoro impegnatissimo, serio, vero, fatto sempre con intelligenza e fantasia, e fatto anche con un particolare tratto umano e politico. In tanti qui hanno conosciuto il suo umorismo, allegria, il gusto della conversazione, mai banale, mai senza un contenuto. Io l'ho conosciuto quando era sindaco a Macerata Feltria e lo conobbi come un amministratore vero, immerso nella vita reale, economica, civile e sociale anche per la sua dimensione e attività. Quella cifra lì Massimo non l'ha mai più abbandonata, una cifra che non sopporta il settarismo, che pretende concretezza, capacità di dialogo con tutti. Alla fine l'amministrazione la fai per la tua comunità. Ora Massimo ci ha lasciato una lettera, io non ho la forza di leggerla».

Bersani fa una pausa e si commuove.

«Una lettera drammatica, non retorica. Mi sono anche chiesto di cosa avrebbe voluto che parlassi. Sono orgoglioso che una persona così sia stato un compagno e militante del mio partito. Però non credo che avrebbe voluto metterla giù così. Avrebbe preferito un messaggio di umanità. Io provo a dire così. La democrazia ci chiede di confrontarci, di confliggere e questo lo vogliamo perché la democrazia ci piace. Ci chiederebbe di fermarci un attimo e ricordarci che la vita ci mette sulla stessa barca e che non vale la pena di odiarsi, vale la pena sempre e comunque di parlarsi».

Pier Ferdinando Casini (Unione di Centro per il Terzo Polo)

«Ho dato un ultimo saluto a Massimo venerdì all'ospedale di Urbino. Oggi nell'aula del parlamento che tanto ha amato, voglio rinnovare alla famiglia la profonda commozione. Siamo anche noi in lutto perché l'onorevole Vannucci è stato un dirigente politico appassionato ed onesto, un uomo di grande lealtà nei rapporti personali, umile e buono. Capace di sorridere. Sono onorato della sua amicizia e sento con rimpianto il vuoto che ci ha lasciato. La lotta a volta aspra e priva di scrupoli, si basa sul mistero di una chimica difficile da realizzare. In un'epoca di forte antipolitica, quando tutto sembra congiurare contro di noi, per nostra responsabilità, Vannucci ha dimostrato che c'è la buona amministrazione a cui guarda la gente perbene. Un amministratore del mio partito ha detto che la porta di Massimo era aperta per tutti dei paesi più piccoli e grandi, di destra e sinistra, al di sopra e prima di ogni appartenenza. Se vogliamo riconciliarci col Paese non esiste che questa strada. Vannucci è stato un militante appassionato, un uomo di parte, ma ciò non gli ha mai impedito di confrontarsi con gli altri. Quando si amano le istituzioni, non si possono considerare nemici da abbattere o distruggere. Ha amato la sua terra, il suo comune, la regione Marche di cui ha saputo essere un interprete fedele, come sanno i colleghi parlamentari che incontrava in settimana o in Commissione. Lo ricorderemo sempre come merita con la nostalgia che si deve a chi ha sofferto la malattia con indicibili dolori e forza. L'ultima volta che col collega Angelo Zucchi lo avevamo sentito era stanco. Il suo sorriso nella sua ultima apparizione in parlamento era velato. Grazie caro Massimo, ti abbiamo voluto e vogliamo bene».

Remigio Ceroni (Popolo delle Libertà)

«A Massimo mi legava una profonda amicizia. La nostra è stata una esperienza parallela. Entrambi eravamo nei propri partiti di appartenenza ed ho conosciuto le sue capacità politiche quotidiane. Lui era sindaco a Macerata Feltria, io a Rapagnano. Anche io ho avuto modo di apprezzarlo in questo ruolo. E' nei piccoli comuni che si vede la buona amministrazione, a contatto con i cittadini. Già in questo avevo modo di toccare con mano la sua capacità, nel corso di questa legislatura, nella commissione bilancio, dove ha trasferito la sua esperienza e sensibilità. Per i problemi grandi o marginali. Anche qui divisi tra maggioranza ed opposizione e poi entrambi a sostenere questo governo abbiamo sostenuto i piccoli comuni. CI siamo impegnati al sostegno alle piccole comunità. Le emergenze alluvioni, il suo impegno perché le risorse non venissero distratte dalle iniziali destinazioni come per l'otto per mille. In aspetti anche piccoli e concreti con la cosa pubblica è necessario un lavoro serio e costante, a volte oscuro, diametralmente opposto a quello percepito dalla opinione pubblica. E' un lavoro che si pone piccoli obiettivi per la comunità. E' per questo che la sua scomparsa è una grande perdita non solo per noi che lo conoscevamo ma per i cittadini che rappresentava. E' stato un rappresentante politico che può essere portato ad esempio, per la sua competenza e umanità».

Luca Rodolfo Paolini (Lega Nord)

«Ho conosciuto Vannucci quando contavamo l'uno per cento e loro il trentaquattro. Non ti guardava mai con spocchia. Mi invitò nel suo ufficio ad Ancona per conoscermi e parlammo, senza pregiudizi. Una cosa devo dire: io su di lui non ho mai sentito dire una chiacchiera. Questo è un dato estremamente significativo con tutto quello che sentiamo dire in parlamento. Viene da un paesino piccolo, e di lui mai nulla si è detto che non fosse specchiato. Lui ancorché segretario e uomo politico di un certo peso, non di rado era nel bar del paese a parlare. Nel giorno della sua morte ho fatto un Ansa che diceva: i Fiorito fanno notizia, i Vannucci no. Mentre della politica cattiva abbiamo una conoscenza superiore, dei Vannucci i grandi giornali non parlano. Concludo con un dettaglio. Di solito qua tutti vogliano fare i primi della classe. Lui era uno che quando propose di finanziare l'emergenza neve della regione Marche, venne da me ed anche da altri invitandoci a sottoscrivere un documento che aveva redatto lui. Non un primo della classe, ma un galantuomo. Considerato tale anche dal collega Giorgetti».

David Favia (Italia dei Valori)

«Abbiamo lavorato molto insieme per le Marche e non stento a dire che era il migliore, non solo di questa pattuglia. E' stato indefesso nell'impegno in Commissione bilancio per le nostre Marche. Era una persona seria, affidabile, moderata e concreta, ironica e spiritosa. Mi dicevano i suoi amici che amava giocare a scopone nel bar davanti al Comune. Stava tra la gente con i gesti piccoli della gente normale perché lui era, pur dall'alto della sua carriera, una persona normale. Era un montanaro figlio della sua terra, una terra che ha amato tantissimo e dalla quale credo è stato riamato. Sono certo di questo dall'aria che ho respirato al funerale. Ho ascoltato la sua lettera domenica al funerale. Voglio ricordare una cosa sola. In questo suo testamento spirituale ha detto che le persone vanno ricordate, dicendo "Non temo la morte, temo l'oblìo". L'oblìo non ci sarà. Ciao caro Massimo, ci mancherà il tuo esempio».

Giorgio La Malfa (Gruppo Misto)

«Mi ricordo distintamente il nostro primo incontro, che avvenne quando ci fu un dibattito in una tv privata, perché io ero candidato nelle Marche. Eravamo su fronti molto opposti e mi aspettavo che sarebbe stato sgradevole. E invece fu una persona che con la fermezza delle sue idee, lontane da quelle che avevamo, era di una tale disponibilità all'ascolto che rimasi colpito da questo tratto di civiltà che i colleghi hanno ricordato. Anche per questo motivo negli anni successivi le posizioni politiche si sono avvicinate. L'ho visto in Commissione bilancio come rappresentante serio della sua terra e che dà onore alla professione politica. Voglio solo ricordare che egli nella sua lettera teme l'oblìo. Un intellettuale inglese, il dottor Johnson, Samuel Johnson, disse che la morte non conta, è un momento solo. Conta la vita. Lui ha vissuto una vita seria e questo fa sì che sia ricordato a lungo».

Ileana Argentin (Partito democratico)

«Massimo era il nostro compagno di banco, era uno pieno di vita, amava il cinema, tante cose. Non vorrei che la sua morte lo snaturasse. Era un uomo strepitoso tanto con i ricchi che con i poveri. Era forte, sano, sapeva comportarsi nello stesso modo con tutti. Era un vero compagno, una persona che rideva della vita. Insieme abbiamo parlato tantissime volte. Dieci giorni fa l'ho sentito con un messaggio e mi ha fatto capire tutto con un semplice "ciao". Io gli dissi che gli mandavo un bacione e lui mi disse ancora "ciao". Rimarrà sempre in quest'aula per la sua grande passione politica e perché ha dimostrato che non molla. Quando è entrato con la stampella era imbarazzato. Io gli dissi: stammi lontano che sembriamo il gatto e la volpe. Lui mi disse "non mollare mai". Ma guardatelo anche come uno che sapeva criticare il giusto e lo voglio ricordare così. Era un uomo vero ed è stata la prima persona che entrando in questa aula mi ha dato la mano, anzi, ha sostituito un bacio alla mano».

Giancarlo Lehner (Popolo e territorio)

"Io mi ricordo che un giorno ebbe il coraggio di partecipare alla presentazione di un libro sul comunismo a Torino. Via via che spiegavo gli argomenti e citavo le fonti, raccontavo il dramma di Gramsci, lui non si chiuse mai a riccio. Prese atto con onestà di tante cose e questo mi colpì. Avevo stima per questo parlamentare, ed ho visto che davvero era addolorato per quello che emergeva dalla storia. Andai a confortarlo con un pensiero. Gli dissi: "Sai Massimo c'era un comunista che si chiamava Umberto Terracini il quale pur restando dentro la sua storia, ebbe sempre il coraggio della critica. Quando il suo partito fece ovazione al patto Molotov-Ribbentrop, dal carcere fascista accettò di essere espulso dal partito pur di essere libero di pensare. Addio. Ti ho stimato, adesso ti voglio anche bene".

Bruno Tabacci (Misto - Alleanza per l'Italia)

«Voglio ricordare brevemente Vannucci, uomo civile, umanamente gradevole, onesto. Mi unisco al dolore della famiglia e dell'assemblea. Vannucci ha reso onore al servizio politico e di questo vorrei che restasse traccia».

Giampaolo D'Andrea, sottosegretario del governo Monti ha ribadito ai familiari le condoglianze a nome del governo, ricordando il grande impegno del parlamentare nell'attività dell'aula e delle commissioni. Al termine della commemorazione, Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl, ha affermato che è stato commovente il discorso di Bersani che ha "espresso degnamente la stima e il dolore di tutti i deputati per un uomo come Massimo Vannucci".

g. l.