Pesaro, 5 settembre 2013 - Arriva dal Congo, ma sembra aver preso subito il vizio italianissimo del "lei non sa chi sono io". Kapya Kyenge, 46 anni, residente a Pesaro, salita alla cronaca per essere la sorella del ministro all’Integrazione Cecile, vittima anche in questi giorni di attacchi ed intimidazioni a sfondo razziale, è stata rinviata a giudizio davanti al giudice di pace per aver bistrattato una vicina di casa albanese.

Entrambe vivono a Ginestreto, nelle case popolari dell’Erap. Il 18 aprile scorso, Kapya, conosciuta da tutti col nome Dora, avrebbe aggredito, sferrandole un pugno in testa, la vicina Aferdita Bquiri. E l’avrebbe inoltre ingiuriata con gli appellativi di tr... e put..., oltre alla frase "io ti ammazzo". E soprattutto "...ho le spalle coperte, mia sorella è in Parlamento".

Al che la vicina si è fatta accompagnare al pronto soccorso dove i medici le hanno riscontrato lesioni personali con prognosi di cinque giorni. Secondo il racconto della querelante, ci sarebbe stato anche un riferimento non certo gentile alla sua nazione d’origine, l’Albania. La presunta vittima dell’aggressione sia fisica che morale ha atteso un mese e poi ha presentato querela per lesioni, minacce ed ingiurie. La procura della Repubblica ha disposto la citazione a giudizio davanti al giudice di pace con richiesta di fissazione dell’udienza.


Dora Kyenge è accusata di essersi abbandonata a questi atteggiamenti di violenza proprio nei giorni immediatamente precedenti l’arrivo della sorella ministro a Pesaro, quando venne a trovarla in città in concomitanza o quasi del voto di fiducia in Parlamento. Non è chiaro cosa abbia provocato la lite furibonda tra vicine ma è certo che non è stato un momento di rabbia subito sbollita. Anzi, la querelante ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo e che intende perseguire la sorella del ministro fino a vederla condannare per quell’aggressione che dice di aver subìto. Il referto medico testimonia che il colpo è stato sferrato al collo della donna albanese.

Nel maggio del 2008, Dora Keynge salì alla ribalta cittadina dopo aver chiesto aiuto alla Lega Nord per entrare nella casa assegnatele dall’Erap. In quel momento infatti, l’appartamento era stato occupato abusivamente da una famiglia marocchina. Dora, che di professione fa la commessa in un supermercato e arrotonda lo stipendio facendo la sarta, riuscì finalmente ad entrare in quell’agognata casa dopo circa due mesi di battaglia. E visti gli inizi, anche il rapporto di vicinato sembra seguire la stessa strada tormentata.

Roberto Damiani