Pesaro, 5 settembre 2013 - VOLEVANO fare l’esame del Dna ad una gatta. Si erano convinti che potesse essere la madre di alcuni gattini abbandonati trovati poco lontano. In caso di compatibilità molecolare, avrebbero mandato sotto processo per abbandono di animali il padrone della gatta sottoposta a Dna. Un gruppo di volontari delle associazioni animaliste, considerate guardie ecologiche e dunque con funzioni di polizia giudiziaria, ha rivolto nelle settimane scorse questa richiesta alla procura della Repubblica per avere il via libera con l’operazione Dna. La magistratura ha bloccato questa «spirale» di accertamenti scientifici riguardanti le maternità dei gatti giudicandola insussistente su tutta la linea. Se fosse stata accettata invece, anche Romeo, «er mejo gatto der Colosseo», rischiava di esser sottoposto a Dna per scoprire quanti gattini ha contribuito a far nascere dal 1970, anno d’uscita del film Gli Aristogatti.
 

INSOMMA, una specie di fiction dai costi però ingenti, perché presuppone l’incarico a frotte di veterinari sia privati che dell’Asur per affrontare l’incombenza. Ma le denunce all’autorità giudiziaria per maltrattamenti di animali sono continue. I più attivi a firmare denunce e segnalazioni sono le guardie zoofile dell’associazione «Anpana» di Fano. Ne propongono tre o quattro a settimana, prendendo di mira i proprietari di cani e gatti. Come il padrone di un cane che hanno visto depresso in un giardino vicino al centro di Pesaro. Le guardie hanno chiamato a tambur battente il veterinario e fatto analizzare il cane scoprendo che era affetto da diabete. A questo punto, è stato immediatamente denunciato per maltrattamento di animali il padrone del cane perché non lo stava curando per il diabete mellito, né per una cataratta. Ma il problema sollevato dal veterinario dell’Asur è che non era possibile accertare da quanto tempo il cane fosse affetto da diabete e dunque da quanto tempo il padrone si fosse, in ipotesi, disintessato dal curarlo. Da qui, la decisione della procura di archiviare anche perché non era alcuna certezza che il proprietario del cane fosse consapevole delle malattie di cui era affetto l’animale. In caso di processo, quel tipo di reato prevede una pena da tre a 18 mesi di reclusione oppure una multa fino a 30mila euro.
 

UN’ALTRA denuncia presentata alla magistratura riguardava il caso di una gatta di un proprietario di via Meucci a Pesaro. Le guardie sono state chiamate da una vicina di casa che vedeva una serie di gatti bianchi. Appostamenti delle guardie, pedinamenti, controlli, fino alla cattura della gatta con la corsa dal veterinario per sottoporla ad analisi. Scoprendo che era affetta da varie malattie. La gatta è stata operata e il proprietario è stato denunciato per maltrattamenti perché non si era dato da fare nel curarla. La procura ha archiviato il caso perché non era provato che il proprietario si fosse accorto delle malattie del gatto e che consapevolmente l’abbia lasciata nell’incuria. Da qui l’archiviazione.
 

ANCHE LE FORESTALI sono incaricate di effettuare controlli, in particolare contro gli abbandoni di animali nelle campagne e nelle strade, un lavoro investigativo che ha prodotto una serie di denunce contro i responsabili certi di questi gesti crudeli. Che invece di diminuire sembrano destinati ad aumentare.
 

ro.da.