Pesaro, 24 settembre 2013 - La Digos ha già identificato uno dei partecipanti alla spedizione punitiva contro i tifosi della Virtus di sabato sera, mandandone tre all’ospedale. Si tratta di un giovane pesarese, la cui figura anche se sfocata nelle immagini delle telecamere dell’Iper Rossini che riprendono il parcheggio, corrisponde anche con la descrizione che alcuni testimoni oculari fanno dell’episodio.

A carico dell’ultra, potrebbe essere stata fatta anche una perquisizione a casa. Gli inquirenti stanno anche verificando se agli ultras bolognesi è stato preso, a mo’ di trofeo, lo striscione che avevano esposto all’Adriatic Arena. Loro negano, e più di tanto non dicono. E’ certo che il tentativo di prenderlo c’è stato. Si cerca il resto del gruppo pesarese: si sa che sono legati all’Inferno biancorosso sciolto nel 2012. La segnalazione per gli ultras biancorossi parte sabato sera dallo stesso palas. Qualcuno vede quella posizione anomala dei bolognesi, e raduna il gruppo, che pare fosse a una festa in zona porto. Ieri la Digos ha sentito diverse persone informate sui fatti. Per visionare bene le immagini, ci vorrà ancora tempo. Altra cosa certa, confermata dalle stesse vittime, è il fatto che nell’aggressione sono stati usati solo calci e pugni, niente armi.

Intanto, non si è spento lo sdegno sull’episodio. La 'colpa' dei bolognesi? Quella di aver preso posto nella curva che storicamente è sempre stata la 'casa' degli ultras biancorossi, esponendo uno striscione dei Boys: un gesto che, evidentemente, è stato preso come una provocazione dal momento che il torneo era amichevole, c’era poca gente sugli spalti, e la Vuelle aveva già giocato la sua partita due ore prima contro il Cska Mosca, mentre la Virtus ha affrontato poi il Barcellona.


Ieri a Bologna i presidenti di Vuelle e Virtus si sono incontrati all’assemblea della Lega Basket: Ario Costa ha espresso solidarietà a Renato Villalta. La Vuelle esprime "profondo rammarico, sdegno e ferma condanna. Tali gesti non sono riconducibili al “vero” tifo della Vuelle che solo pochi mesi addietro si è visto assegnare dalla Lega Basket la Coppa Disciplina. Gli autori della vile aggressione ai supporters bianconeri non riusciranno a scalfire la storia, la tradizione, l’immagine e il buon nome della società e della città".

Sorpreso e amareggiato l’assessore allo sport Enzo Belloni, un innamorato della palla a spicchi: "Questi episodi sono sempre deprecabili, figuriamoci nel contesto di un torneo amichevole. Spesso a questi eventi ci si va con le famiglie, i figli: e se uno deve aver paura, poi rinuncia. Un grosso danno alla società, all’impianto, al pubblico stesso di Pesaro. Da anni chiediamo alla questura di aprire il settore ospiti anche ai pesaresi, puntando sulla maturità della gente: tutto vano, dopo una violenza del genere. Nel momento in cui il calcio fa un passo avanti, togliendo le recinzioni allo stadio Benelli, il basket ne fa uno indietro?". Esprimono la loro amarezza anche l’assessore provinciale Seri ("una ferita all’intero mondo dello sport"), il delegato del Coni Paccapelo ("episodio che denota assenza di cultura sportiva") e il presidente del Panathlon Iaccarino ("ancora necessario il nostro impegno sull’etica sportiva"). Curioso infine il racconto di un ultras dei tempi passati, Roberto Tomassoli: "Ero al palas con figli e nipoti e ho scambiato pure due parole con i bolognesi, abbiamo scherzato, niente faceva pensare che potesse accadere una cosa del genere. Un episodio così non fa bene alla città, ma il vero pubblico di Pesaro non è quello".


Il direttore dell’Adriatic Arena, Filippo Colombo, dice: "Usciamo dalla logica della provocazione, e cioè che gli ultras hanno aggredito perchè gli altri occupavano i loro posti. Per un torneo del genere non mettiamo i recinti. E’ solo l’atto, che non ha un minimo di giustificazione, di 15 codardi ed idioti che io spero trovino il prima possibile".
 

Alessandro Mazzanti e Elisabetta Ferri