Pesaro, 24 dicembre 2013 -  ORE 16 di ieri, casa Ferri, capita una di quelle cose che si vede nei film di Natale, le scene che fanno tornare la voglia di vivere a tutti. Bussano alla porta di Michele Ferri, è la mamma Rosalba, col cordless in mano: «E’ papa Francesco», dice entusiasta al figlio. Il papa che non si scorda della tragedia della famiglia Ferri (Andrea, ammazzato a 50 anni il 4 giugno scorso in via Paterni). Michele è raggiante, nel raccontare la telefonata. «So che per voi sarà un Natale triste — dice il papa a Michele — ma io vi penso sempre, anche domani quando farò la messa di mezzanotte. Avrò un pensiero per Andrea e per voi».

 

«La sua voce mi emoziona — racconta pochi minuti dopo Michele — è stato come la prima volta che l’ho sentito. Mi sembra che stia vicino a me, come se mi abbracciasse. Queste feste per me e per la mia famiglia erano e sono particolari. Giorni fa ho pensato addirittura che mi sarebbe piaciuto addormentarmi ora e svegliarmi il 7 gennaio». Ora, dopo, la telefonata del papa, è diverso.

«QUANDO mi chiama — aggiunge Michele — mi dimentico sempre le cose più importanti. Ad esempio, di metterci d’accordo su quando potremo vederlo, a Roma: a primavera, spero che finalmente ci riusciremo. E stavolta mi sono dimenticato di passargli mio nipote Christian, che era vicino a me, e l’ha anche detto: ‘potevate pasaarmelo». Pensare che quando è arrivata la chiamata del papa, Michele stava parlando col il commercilista per definire nei particolari la il tipo di società che dovrà gestire il Memorial Ferri (www.memorialandreaferri.it), con premiazione finale il prossimo 4 giugno. L’intera iniziativa sarà presentata il prossimo sabato 25 gennaio alle ore 11.00, nella sala rossa del Comune, alla peesenza dell’assessore Enzo Belloni.

 

E sull’incontro a tema religioso di Donald Sabanov (presunto assassino di Andrea) con una componente della famiglia Ponselè, Michele Ferri dice: «Sono rimasto un po’ perplesso. Avrei preferito saperlo prima, piuttosto che dai giornali. Credo che per Sabanov sia un altro modo di tentare di limitare la sua pena».