Pesaro, 13 gennaio  2014 - E’ STATA CHIUSA l’indagine sull’ex Amga. Quindici persone, tra proprietari, costruttori e funzionari comunali, sono indagate per vari reati. A saperne molto è anche il deputato pesarese di M5 Stelle Andrea Cecconi: «Sono stato informato da chi sa che finalmente questa inchiesta si è conclusa. Mi preme dire che sono state concesse le agibilità ai palazzi costruiti senza il rispetto della legge, visto che si trattava di un sito inquinato. Ora aspettiamo che la magistratura chiami a rispondere di quanto accaduto le persone che ritiene colpevoli. Da parte nostra continueremo ad essere al fianco dei residenti che chiedono di vivere in un ambiente non inquinato».

L’AREA ex Amga è ancora per un terzo un cratere coperto da teli. Sotto ci sono idrocarburi dispersi nel terreno fino ad interessare la falda acquifera a nove metri di profondità. Secondo gli esperti, lo sversamento nel terreno è in atto da 70 anni, ossia da quando ci sono stati bombardamenti su quell’area durante la seconda guerra mondiale. Le vasche di recupero degli idrocarburi sono state rotte dalle bombe e da quel momento quel terreno è diventato un contenitore di veleni. Che sono venuti in superficie al momento di costruire le tre torri da 9 piani, nel 2010. In quel momento, rimosso il terreno soprastante per le fondazioni, si è scoperto il disastrato sottosuolo intriso di catrame. Poi c’è stato anche il trasporto di terra marcia in un laghetto di Fano e anche questo ha comportato un ulteriore inquinamento. E’ scattato il sequestro del cantiere e l’inizio dell’indagine passata da Pesaro alla distrettuale di Ancona per la competenza. A distanza di circa quattro anni dagli eventi, l’inchiesta è terminata. Non si conoscono le ipotesi di reato che vengono contestate agli indagati ma è certo che si parte dall’inquinamento ambientale e dall’illecito smaltimento dei rifiuti nel laghetto di Carrara. Ora gli indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati al fine di evitare la richiesta di rinvio a giudizio. Difficilmente qualcuno lo farà, anche perché vorranno sapere prima di tutto di che cosa vengono accusati.

L’ESTREMA lunghezza dell’indagine, che si basa sugli accertamenti del Noe, fa pensare alla necessità da parte dei magistrati di avere una serie di perizie tecniche che attestino il tipo di inquinamento, i veleni presenti nel sottosuolo e i vari ruoli svolti da costruttori, proprietari e funzionari pubblici nell’autorizzare i lavori nell’area ex Amga. Che compariva persino nei libri di storia della città come una zona col sottosuolo intriso di veleni. Lo sapevano tutti, eccetto il Comune che non ha mai posto all’ordine del giorno il problema inquinamento al momento di vendere l’area.

ro.da.