Pesaro, 23 aprile 2014 - TUTTI a processo, eccetto i dipendenti comunali. La procura di Ancona ha chiuso l’inchiesta sullo smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi prelevati nell’area ex Amga. Sono 16 gli imputati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare, a distanza di 4 anni dall’inquinamento, è stata fissata per il 19 maggio davanti al Gup di Ancona.

A RAPPRESENTARE l’accusa sarà il pm di Pesaro Sante Bascucci, che ha condotto le indagini dopo l’accertamento da parte del Noe dei carabinieri il 7 aprile del 2010 di uno sversamento nauseabondo di idrocarburi nel sottosuolo dell’area ex Amga, in via Morosini a Pesaro. Stralciate invece le posizioni del dirigente dell’urbanistica Guglielmo Carnaroli accusato di abuso d’ufficio per aver concesso l’abitabilità ai palazzi già costruiti nelle adiacenze e al maggiore dei vigili urbani Franca Fuligno accusata di non aver aperto un fascicolo dopo un sopralluogo di propri agenti sul luogo in base alla segnalazione di un residente. Da quel sopralluogo, le due vigilesse intervenute non ravvisarono elementi di reato e la cosa finì lì.

POCHI giorni dopo, una lettera inviata al Carlino da un abitante della zona fece partire l’indagine con intervento dei Noe e dell’Arpam che accertarono una dispersione nell’aria di benzene, clorurati e idrocarburi che «...generavano rischi inaccettabili alla popolazione» come si leggeva nel verbale della conferenza dei servizi il 24 febbraio di due anni fa. Ma vediamo le accuse. Secondo la procura, le società proprietarie dell’area (Carnia srl, Immobiliare Ciemme, Edilgruppo srl, Arcovallato srl) impartivano ordini all’impresa Carloni e Alessandroni di Macerata Feltria di rimuovere i rifiuti pericolosi e di trasportarli in una cava di Torno di Fano gestita dalla società Nuova Lim spa e in un lago artificiale privato a Carrara di Fano. Dei rifiuti pericolosi che venivano smaltiti non c’era probabilmente piena consapevolezza da parte dei proprietari ma questo non li esime da colpe. Malgrado il puzzo infernale, avevano accettato di interrarli nel laghetto e nella cava. E non ci sono dubbi per i magistrati, che i proprietari dell’area hanno «...determinato la rottura di vasche interrate contenenti idrocarburi causando lo spargimento di sostanze nocive».

LA NOVITA’ è la presenza tra gli imputati di Marco Montagna della Gerbe srl, il quale pur non centrando nulla con i lavori di sbancamento che hanno portato allo smaltimento illegale degli idrocarburi, aveva firmato con gli altri proprietari un documento per accollarsi le spese di bonifica del sito in caso di presenza di inquinanti. Non avendolo fatto né avendo accantonato dei fondi per questa incombenza, la procura lo vuole a processo per concorso nello smaltimento illegale.

ro.da.

Tutti i nomi di chi comparirà il 19 maggio davanti al Gup

ECCO gli imprenditori che dovranno comparire il 19 maggio prossimo di fronte al gup di Ancona. Sono accusati di aver provocato la rottura delle vasche interrate e poi di aver prodotto uno smaltimento illegale dei fanghi inquinanti a ridosso della Pasqua del 2010.
Rispondono dell’inquinamento ambientale i proprietari Lino Taboni (Carnia srl), Franco Campanelli (immobiliare Ciemme snc), Luigi Rossi e Cristian Costanzi (Edilgruppo srl), Idilio Tasini, Urbano Rombaldoni e Francesco Rombaldoni (Arcovallato srl), e poi Giulio Carloni, Matteo Vannucci e Antonio Alessandroni e Domenico Giovagnoli della ditta di escavazioni che ha effettuato l’illegale trasporto dei rifiuti. E ancora Stefano Marcantognini, Rita Mariotti, Stefano Penserini, Giovanni Taus, quali proprietari o gestori delle cave dove sono stati interrati i rifiuti pericolosi senza alcuna autorizzazione. Risponde di concorso nell’inquinamento anche Marco Montagna, perché secondo i magistrati, sottoscrivendo quel contratto prima dell’inizio dei lavori sull’intera area ex Amga si vincolava a contribuire al pagamento della bonifica insieme a tutti gli altri indipendentemente dal luogo dove si fossero trovate le eventuali sostanze inquinanti. «...Sapeva e partecipava da un punto di vista economico, secondo l’accusa, all’illecito smaltimento».
Ed ancora, Penserini e Taus sono accusati di aver smaltito rifiuti pericolosi senza avere alcuna autorizzazione a farlo né tantomento avrebbero potuto farlo in quella cava di Torno e nel laghetto artificiale di Carrara a ridosso dell’abitazione dei proprietari.