Pesaro, 29 giugno 2014 - GLI AVVOCATI di Luca Varani hanno chiesto al gip del tribunale di Pesaro, il 26 scorso, di concedere al loro assistito gli arresti domiciliari nella casa di cura Villa Azzurra di Riolo Terme, Ravenna, «ospedale privato — si legge nel sito — accreditato a indirizzo neuropsichiatrico». L’istanza è sostenuta da una relazione a firma di un notissimo psichiatra bolognese, Renato Ariatti, che ha incontrato Varani in carcere a Teramo, lo scorso 24 maggio, a tre giorni dal tentato suicidio dell’ex avvocato. La richiesta dei legali si basa, come noto, sul fatto che lo stato psicofisico di Varani in questo momento non sia compatibile con la detenzione, e che un prolungarsi di quest’ultima potrebbe portare il 37enne condannato a 20 anni come mandante del getto di acido che ha sfigurato il volto di Lucia Annibali, a tentare di nuovo il gesto fatto a Teramo.

MA E’ PROPRIO intorno a quel tentato suicidio che si apre uno snodo clamoroso, finora inedito, sulla vicenda. Perchè su quell’episodio — che ha portato poi al trasferimento di Varani da Teramo al Centro di osservazione neuropsichiatrica di San Vittore, Milano — esiste una relazione da parte del comandante del reparto della casa circondariale di Teramo, che, letteralmente, «conferma la perplessità sul tentato suicidio mediante impiccamento» attuato da Varani alle 23.20 del 21 scorso. Quel suicidio, secondo tale relazione, è con ogni probabilità una messinscena.

NELLA MEMORIA in cui l’avvocato di Lucia, Francesco Coli chiede al gip di respingere l’istanza dei difensori di Varani, ci sono elencati, tratti dalla relazione della polizia penitenziaria, gli elementi in base ai quali si arriva a quella clamorosa conclusione. Uno, Varani tenta di impiccarsi pochi istanti prima che passi da lì l’assistente capo per chiudere la cella, per farsi vedere. Due, Varani tenta di impiccarsi appendendosi alle sbarre della finestra col viso rivolto all’esterno e con le braccia distese lungo i fianchi, in modo da potersi aggrappare alle sbarre e liberarsi del lembo dell’accappatoio se l’assistente della penitenziaria non si fosse accorto di nulla. Tre, i valori medici di Varani — ossigeno nel sangue, battito cardiaco, assenza di segni sul viso e sul corpo — dimostrano che Varani è rimasto senza respirare per pochissimi secondi. Quattro, un detenuto del carcere di Teramo dice di aver sentito Varani che (inspiegabilmente, in effetti) parlava di un tentativo di suicidio per ‘dare una botta’ in previsione dell’appello. Altri due, a verbale, parlano di «bluff». Chiosa la memoria di Coli: «Pur con tutto il rispetto per la difficile condizione di carcerato di Varani, si può ragionevolmente escludere che egli abbia veramente tentato di togliersi la vita».

ATTUALMENTE, Varani è detenuto a San Vittore, osservato 24 ore su 24. Diverse condizioni ci sono invece alla casa di cura di Riolo Terme: «Si prenda — scrive Coli — la lettera di disponibilità dell’accogliemento legata all’istanza, e si capisce che in quella casa di cura tutto sarebbe ‘rimesso alla autodeterminazione del Varani e alla sua capacità di autocontenimento’». Infine, la stessa clinica dichiara che non «esercita un ruolo di sorveglianza rispetto agli obblighi di legge». Da qui la deduzione del legale di Lucia che il pericolo di fuga del Varani sarebbe «fortissimo». Per questo, Coli confida nel rigetto dell’istanza. Il gip dovrebbe decidere entro martedì.

ale.maz.