Pesaro, ago di 5 centimetri infilzato nella spina dorsale

"Era lì dall’anestesia dell’anno prima". Una 45enne denuncia: "Ho sofferto dolori lancinanti"

L’INIEZIONE Un anestesista al lavoro

L’INIEZIONE Un anestesista al lavoro

Pesaro, 27 marzo 2017 - Cinque mesi e mezzo di dolori lancinanti, inspiegabili e poi ecco emergere la causa: aveva un ago di oltre 5 centimetri conficcato nella colonna vertebrale. E’ l’incredibile storia di Maria Beoca, 45enne, nata in Romania, ma che per diverso tempo ha vissuto a Lucrezia di Cartoceto insieme al marito italiano, Alfonso Riccardi. Adesso si è trasferita in Austria, ma ciò che le è successo qui in Italia non se lo scorderà per un pezzo. «Tutto ha avuto inizio il 13 agosto 2015 – racconta la donna –. In seguito a un malore sono stata trasportata in ambulanza al pronto soccorso di Fano, dove mi hanno diagnosticato una colica renale. Episodio analogo e stessa diagnosi il 17 agosto. Il giorno dopo, il 18, sono stata sottoposta all’ospedale di Pesaro ad un intervento chirurgico in day hospital di cateterizzazione ureterale con posizionamento di uno stent per un calcolo di 8 millimetri nell’uretere e mi hanno programmato una seconda operazione. Arriviamo così al 3 dicembre, quando, sempre al San Salvatore di Pesaro, mi hanno sottoposta ad intervento chirurgico di rimozione dello stent e di uretepieloscopia destra, con sedazione mediante anestesia spinale».

Ed è proprio da qui, secondo quanto riferisce Maria, che iniziano i guai maggiori: «Subito dopo l’operazione ho cominciato ad avvertire forti dolori alla schiena e alle gambe, così intensi che riuscivo a fatica a camminare e che mi impedivano di lavorare e di svolgere anche le più semplici mansioni domestiche. Era un inferno». Nel frattempo la signora Beoca si trasferisce in Austria, dove le viene prescritta una vista al Vienna General Hospital. «Era esattamente il 29 aprile del 2016 – riprende Maria – quando mi hanno fatto gli accertamenti radiografici alla schiena, e da questi è emersa una cosa pazzesca: avevo un corpo estraneo metallico di circa 5 centimetri conficcato all’interno della colonna vertebrale. Non ci potevo credere, ma il 3 maggio, durante un ulteriore controllo, resosi necessario dall’aggravarsi dei dolori, mi hanno confermato il responso delle lastre: avevo davvero un pezzo metallico infilzato nella spina dorsale».

Il 19 maggio 2016, poi, l’incredibile scoperta: «Quel giorno al Vienna General Hospital mi hanno sottoposta ad intervento chirurgico per la rimozione del corpo estraneo e sapete cos’era? Un pezzo di ago di 5 centimetri e mezzo, residuo dell’anestesia spinale a cui ero stata sottoposta a Pesaro il 3 dicembre dell’anno prima. Assurdo ma è proprio così. Più ci penso e più mi chiedo come sia potuto accadere un simile errore, a causa del quale ho passato sofferenze incredibili ed ho anche perso il lavoro. Da un certo punto di vista avrei voglia solo di rimuovere questa bruttissima avventura, di metterci una pietra sopra, ma c’è una parte di me che vuole vederci chiaro fino in fondo ed è per questo che ho incaricato l’avvocato Francesco Galanti di Marotta di valutare eventuali responsabilità dell’azienda ospedaliera e dei medici coinvolti».

s.fr.