Carabiniere morto carbonizzato nell'incidente, il funerale a Tavullia

Sarà mercoledì alle 15, nella parrocchia di San Lorenzo a Tavullia l’addio solenne a Sebastiano Di Noia, il 43enne vicebrigadiere morto carbonizzato dopo un incidente

L'Opel Meriva distrutta di Sebastiano Di Somma, 43 anni

L'Opel Meriva distrutta di Sebastiano Di Somma, 43 anni

Pesaro, 27 settembre 2016 - Sarà domani, alle 15, nella parrocchia di San Lorenzo a Tavullia l’addio solenne, con la partecipazione di alcuni dei vertici dell’Arma, a Sebastiano Di Noia, il 43enne vicebrigadiere del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Pesaro morto tra le fiamme sprigionatesi dopo l’urto sulla sua Opel Meriva, mentre rientrava da una serata con gli amici all’alba di domenica, in via Cassandro a San Giovanni in Marignano, e a pochissimi chilometri dalla casa di Tavullia dove viveva con la moglie Cristina e i due figli (un’altra abita a Fano, con la sua prima compagna).

Nella serata di domenica sono arrivati a Tavullia anche i parenti dalla Puglia (Sebastiano e la famiglia sono originari di Minervino Murge) del vicebrigadiere: e cioè ambedue i genitori e le tre sorelle. Ieri hanno fatto visita alla famiglia anche il cappellano militare e i vertici dell’Arma del nostro comando provinciale.

Il magistrato di Rimini, cioè la procura che con i carabinieri di Riccione ha svolto le indagini sull’incidente, ha deciso di non disporre l’autopsia. Da qui il nulla osta arrivato per poter svolgere il funerale. Diventa a questo punto impossibile stabilire esattamente di cosa sia morto Sebastiano, e quindi perchè abbia così inspiegabilmente tirato dritto davanti a quall’incrocio fatto a forma di T, su una strada che probabilmente conosceva, anche se era una via secondaria per arrivare a casa. Dai pochi segni che il medico e gli inquirenti hanno rilevato dalla salma, che era stata composta alla camera mortuaria di Riccione, potrebbe essere che il vicebrigadiere si sia accorto all’ultimo istante, forse svegliandosi da un colpo di sonno che l’aveva colto (erano le 5 e 30 del mattino e veniva da una festa di addio al celibato trascorsa a Riccione) che la sua auto si stava schiantando contro un ostacolo. Ma purtroppo a quel punto era già troppo tardi.

Resta il vuoto enorme, oltre ovviamente per i famigliari, anche per i colleghi del Nucleo Investigativo che con lui hanno lavorato in questi ultimi 15 anni alle più importanti operazioni legate ai fatti di cronaca che hanno macchiato la nostra provincia. Il contributo di Sebastiano Di Noia era stato sempre prezioso, negli anni. E quel vuoto non sarà facile colmarlo.