Pesaro, i ladri sono carabinieri. "Favorisca la patente", e via i soldi

Scoperta choc, un pensionato si è insospettito e ha fatto scoprire 10 furti

Le indagini sul giallo di Vanzaghello sono affidate ai carabinieri

Le indagini sul giallo di Vanzaghello sono affidate ai carabinieri

Fossombrone (Pesaro-Urbino), 6 ottobre 2017 - La loro strategia era inedita. Riuscivano a rubare mentre conducevano operazioni contro i furti. Due appuntati scelti dei carabinieri, di 39 e 47 anni, in servizio da anni alla stazione di Fossombrone, senza mai una nota di demerito né sbavature o ritardi nei servizi, sono stati scoperti a spillare soldi dai portafogli degli automobilisti. Lo hanno fatto con estrema destrezza almeno 10 volte, tanto che nessuno lì per lì si accorgeva di nulla. E’ successo un mese fa, ad agosto. In un giorno solo, hanno spillato 300 euro, in totale 1.700 euro.

Andava così. I due uscivano per il controllo del territorio, in particolare per ‘arpionare’ le auto dei pendolari del furto anche se poi fermavano soprattutto le casalinghe e i pensionati. Quindi: paletta distesa, «alt, prego accosti, favorisca la patente». L’automobilista eseguiva, fornendo i documenti. Dopo qualche attimo, il capopattuglia lo chiamava pregandolo di avvicinarsi alla macchina di servizio per chiarimenti. Oppure gli diceva di aprire il bagagliaio. Il conducente eseguiva, lasciando il portafogli da cui aveva preso la patente sul sedile di guida o sul cruscotto. In quel momento esatto, l’altro carabiniere infilava la testa all’interno dell’abitacolo, apriva il portafogli, prelevava banconote da 20 o da 50 e anche da 100 euro, e richiudeva. Il conducente tornava alla guida con la patente in mano, che infilava nel portafogli e ripartiva. Solo una persona, un pensionato, 70enne, ha avuto subito il sospetto ed è andato direttamente alla stazione dei carabinieri di Fossombrone a parlare col maresciallo: «Una sua pattuglia mi ha fermato. Quando sono arrivato a casa non avevo più i soldi».

Partita la segnalazione alla procura di Urbino, affidata l’inchiesta proprio ai carabinieri, l’appuntato più giovane ha capito che il giochino era finito ed è andato direttamente in procura a confessare, coinvolgendo anche il collega di lavoro. Il quale non si era fatto vivo fino a quel momento pur sapendo che si stavano addensando nubi su di lui. A quel punto hanno ammesso complessivamente 10 furti, di cui sei con l’individuazione dei derubati mentre per altri quattro casi non si sono trovati. Per spartirsi il bottino, l’esecutore si teneva la percentuale più alta, al capopattuglia complice spettava una fetta che si avvicinava al 40 per cento. Alle richieste di spiegazioni, hanno detto di averlo fatto «perché stiamo attraversando un momento di difficoltà economica». Entrambi sono sposati, con figli, ed hanno un unico reddito. Dalla scoperta dei casi, l’Arma ha trasferito entrambi gli appuntati fuori dal distretto.

Dice il procuratore di Urbino Andrea Boni: «Quello che hanno fatto i due carabinieri in servizio di pattuglia è un atto spregevole. Hanno rubato a persone che ponevano in loro la massima fiducia. Posso parlarne perché l’inchiesta è stata chiusa. La somma rubata che si aggira sui 1500 o 1700 euro verrà presto restituita. Rispondono di furto aggravato dalla destrezza e dal mezzo fraudolento, perché rubavano con l’inganno. Ovviamente io e il mio ufficio abbiamo la massima stima e fiducia nell’Arma che ha condotto le indagini in maniera impeccabile».