Pesaro, la coppia scoppia. Anche per il gatto

Tra chi si lascia, anche tanti 70enni

Al momento di separarsi, nascono i conflitti anche per gli animali e gli oggetti da dividersi

Al momento di separarsi, nascono i conflitti anche per gli animali e gli oggetti da dividersi

Pesaro, 22 febbraio 2018 - Si fa presto a dire che è facile separarsi. Ma a chi spetta il lampadario, il comò oppure il quadro comprato in galleria d’arte? Silvia Pantanelli, avvocato ed esperta consulente legale per il ramo divorzi, ha una sua visione sull’argomento: «Le coppie molto spesso accentrano sugli oggetti la loro rivalità e non parliamo di ciò che succede in caso di gestione degli animali, ossia cani o gatti. Ma attenzione: se guardiamo agli oggetti contesi, questi sono quasi sempre di scarso valore. Ma averli significa rivivere un pezzo di storia coniugale andata in frantumi. L’oggetto, che può essere un comò, un quadro, un orologio, una cassapanca, non meritano la guerra totale che spesso si scatena per averli eppure non sembra esserci alternativa. Credo che si tratti di un modo per specchiarsi nella storia finita ed è indispensabile lottare fino in fondo pur di strappare il bottino. Anche se vale poco o ninete».

E’ tutto più complicato in caso di separazione con cani e gatti. Dice l’avvocatessa Pantanelli: «Spesso le separazioni diventano complicatissime di fronte al destino del gatto. Che quasi sempre rimane nella casa coniugale ma con la possibilità di passeggiata o di coccole da parte dell’altro coniuge. In pratica, vengono stabiliti, al pari dei figli, i giorni e i modi per stare col gatto o col cane. La battaglia per gli animali ha sempre la stessa conclusione: il coniuge che si è battuto per averli perde l’affezione per il cane e il gatto rimasti nella casa coniugale nel giro di qualche mese. Nel senso che va a diradare le sue visite per poi dimenticarsene completamente».

Molti avvocati si trovano di fronte a clienti donne che arrivano in studio con oggetti prelevati dalla casa coniugale durante la fase di separazione. Spiega un’avvocatessa pesarese che preferisce non apparire: «Una signora che seguivo per la sua separazione è arrivata in studio poco tempo fa portandosi dietro un pendolo a cucù. Le ho chiesto che cosa ne facesse, anche perché aveva fatto un notevole sforzo per portarlo in studio. Mi ha risposto candidamente che l’aveva preso dalla casa coniugale dove sarebbe rimasta ancora per poco. Me lo aveva portato perché io lo vendessi e il ricavato sarebbe servito a pagare la parcella. Ho accompagnato la signora alla porta col suo cucù invitandola a scegliersi un altro avvocato». Un altro caso è quello venuto alla luce recentemente in tribunale a Pesaro, durante la fase di separazione con richiesta di divorzio. La signora, 45enne, che aveva un nuovo legame con un giovane di 23 anni, ha chiesto al giudice di accelerare i tempi del divorzio perché non vedeva l’ora di vivere la sua nuova storia d’amore alla luce del sole. Altrimenti, protestava, avrebbe dovuto continuare a nascondere la sua nuova e, a parer suo, elettrizzante situazione. Per questo, l’avvocato della signora ha inviato un sollecito urgente per accelerare la dichiarazione di divorzio. Ma il giudice non ha spostato i termini: se ne parla tra sei mesi, che è già un tempo iperveloce seppur dipenda dai punti di vista.

Commenta l’avvocato Silvia Pantanelli: «A Pesaro sta succedendo un fenomeno inesistente fino a dieci anni fa: i cinquantenni che si separano sono considerati dei giovani, ma è la categoria dei 70enni che avanza spedita verso nuove frontiere dell’amore. Rappresentano circa il 10 o 15 per cento dei separati. Vogliono la felicità, si innamorano ed entrambi lasciano famiglie e affetti. E a loro dire, senza grossi rimpianti».

ro.da.