Marotta, crisi epilettica al ristorante. La titolare: "Mangiatela a casa la pizza"

La donna, 47 anni, di Fabriano, era con il compagno sul lungomare quando si è sentita male: "Mi sono sentita sporca". La ristoratrice: "Non è andata così, sono umana". La denuncia della Federazione italiana epilessie

Una pizza (foto di archivio)

Una pizza (foto di archivio)

Marotta (Pesaro Urbino), 13 ottobre 2017 - La Federazione Italiana Epilessie (Fie) segnala un caso di discriminazione nei confronti di una 47enne con epilessia, avvenuto domenica scorsa a Marotta di Fano, in provincia di Pesaro Urbino. La donna, Susanna, ha avuto una crisi epilettica generalizzata, che si è risolta spontaneamente nel giro di pochi minuti, mentre era in un ristorante sul lungomare, come spiega la Fie in una nota.

Al compagno, alla cassa per pagare le pizze che non avevano nemmeno fatto in tempo a consumare, la ristoratrice ha detto che "gente come loro sarebbe meglio se ordinasse e mangiasse la pizza a casa" e lo ha rimproverato di aver spaventato la clientela. In realtà, secondo l'uomo e la Fie, nessun allarme si era creato nel ristorante e anzi, un paio di persone, si erano avvicinate alla coppia offrendo il loro aiuto per soccorrerla.

Susanna combatte con un'epilessia farmaco-resistente da quando aveva 33 anni. Malattia che le ha sconvolto la vita e fatto perdere il lavoro. "Sembrava che andasse tutto bene, ma mi è venuta una crisi forte, sono caduta, e quando mi sono ripresa mio marito mi ha accompagnato in auto, aiutato da un amico - racconta la donna all'Ansa -. È tornato indietro a pagare le pizze, che non avremmo comunque consumato, e la titolare gli ha detto 'Te le mangi a casa, qui avete già spaventato tanta gente'". "Mi sono sentita colpevole, una persona sporca, e anche adesso che ne parlo mi viene da piangere", racconta Susanna. 

La versione della ristoratrice, Mirella P., 70 anni, è molto diversa. "Ho una sorella epilettica - controbatte -, le pare che possa aver detto una cosa simile? Volevo chiamare l'ambulanza ma il marito della signora mi ha detto di no: l'abbiamo lasciata tranquilla sdraiata a terra per una ventina di minuti, fin quando non si è ripresa. Poi quando il marito è venuto alla cassa ho chiesto se volevano finire la cena, o se preferivano che riscaldassimo le pizze da portar via. Questa storia mi fa male, vedo tanta cattiveria, io sono una persona umana, non quella che descrivono...".

Il profilo Fb del locale è carico di insulti e minacce di boicottaggio, mentre Susanna, tornata nella sua casa di Fabriano (Ancona), si  preoccupa soprattutto per il compagno. 

"Purtroppo, non si tratta di un caso isolato ma di uno degli ancora numerosi episodi in cui persone con epilessia sono vittime di discriminazione conseguenza dello stigma che grava su di loro a causa della malattia e della sua scarsa conoscenza". Lo sottolinea Rosa Cervellione, presidente della Federazione Italiana Epilessie.

Questi episodi appaiono ancora più significativi proprio in questo momento nel quale è in corso, sino al 17 ottobre, la campagna di Trenta Ore per la Vita, dedicata all’epilessia. L’iniziativa intende promuovere la conoscenza della malattia e sostenere la ricerca scientifica finalizzata a facilitare la diagnosi e la cura delle forme più gravi di epilessia infantile.

Sebbene poco conosciuta l’epilessia è una malattia molto diffusa in Italia: ne sono colpite circa 500mila persone e ogni anno vengono diagnosticati tra 29.500 e 32.500 nuovi.