“Dipingo il cibo, ma con un clic”

Il fotografo Renato Marcialis, nome di riferimento nel ritrarre il cibo, ha trovato in Fratte Rosa la patria ideale

Renato Marcialis con le sue opere fotografiche

Renato Marcialis con le sue opere fotografiche

Fratte Rosa (Pesaro e Urbino) – Renato Marcialis, una delle più grandi firme della fotografia italiana, ha scelto le Marche. Veneziano di nascita e milanese d’adozione, l’artista – considerato il guru internazionale delle immagini legate al mondo del cibo e autore di molte campagne pubblicitarie di successo – ha deciso che Fratte Rosa – sarà il suo “buen retiro”.

Il paese delle ceramiche e dei tipici mattoni delle case, ai quali Fratte Rosa deve il suo nome, da qualche anno lo ospita infatti come semi-residente.

Il “Caravaggio della cucina”, così definito per i suoi scatti che sembrano delle vere e proprie tele dipinte, da qualche anno passa lunghi periodi nella sua casa sulle colline a cavallo tra la Valle del Cesano e del Metauro.

«Non mi sono ancora trasferito del tutto a Fratte Rosa – racconta – perché gran parte della mia attività professionale si svolge ancora nel mio studio-laboratorio-cucina di Milano».

Renato Marcialis nel suo studio milanese
Renato Marcialis nel suo studio milanese

E Renato Marcialis, che confessa ormai tutto il suo amore e legame per le Marche ha già in mente qualcosa per trasferire parte del suo lavoro e della sua mostra “Caravaggio in cucina”, anche in questa terra.

Quando e come è nata questa sua passione per la fotografia?

«Quando mio padre, stanco di sapere che ero spesso fuori casa per suonare con i miei amici, mi portò da dei suoi conoscenti che erano per l’appunto i titolari di uno studio fotografico. E’ stata come una scintilla; dopo poco ho deciso di lasciare la musica per la fotografia».

Perché a un certo punto ha deciso di lasciare la moda e di mettersi a fotografare il cibo?

«Probabilmente per via dei cromosomi dei Marcialis; in famiglia siamo quasi tutti gastronomi».

Quando ha pensato che fotografare il cibo poteva diventare un’arte?

«Non l’ho pensato io, mi è stato detto che quello che stavo realizzando era arte».

Come è nata l’idea della luce pennellata?

«Non l’ho inventata io; è stato un caso riscoprirla, manipolarla e affinarla adattandola alle mie esigenze».

Ha visto prima i quadri di Caravaggio o li è andati a vedere quando le hanno detto che le sue foto in qualche modo ricordavano le sue tele?

«Visto il primo risultato, il mio pensiero si rifaceva alla pittura fiamminga. Poi volendo stare in patria. Chi meglio di Caravaggio riesce a far vivere i suoi soggetti facendoli uscire dal buio profondo?».

Cosa rappresenta per lei il cibo?

«E’ il mio mondo. In qualche modo sintetizza la mia vita».

Conosceva le Marche?

«Devo essere sincero. Fino al 2010 mi erano completamente sconosciute».

Perché ha scelto proprio Fratte Rosa?

«Per un vecchio progetto di costruzione di un agriturismo».

E poi?

«Poi l’ho vista e ho deciso di riamanerci».

E’ vero che ha pronto un progetto per la provincia di Pesaro e Urbino?

«Sì, è un progetto per valorizzare le ricette marchigiane ma non con il piatto finito, bensì con ingredienti semplice ma che spesso nemmeno conosciamo, declinati in chiave artistica».

Di cosa si tratta?

«Produrre come minimo 12 opere con la tecnica di “Caravaggio in Cucina” e con queste, realizzare eventi e gadgets molto interessanti per il committente».