Germano Sparagnini, il medium che aiuta gli investigatori: "Così vedo gli scomparsi"

"Ho partecipato alle ricerche di Yara ed Elena Ceste"

Germano Sparagnini (foto Antic)

Germano Sparagnini (foto Antic)

Pesaro, 2 novembre 2017 - Germano Sparagnini, cinquantaseienne di Sant’Angelo in Vado, nel pesarese, ha contribuito con le sue visioni a dare una svolta alle indagini nei casi che riguardavano Yara Gambirasio, Elena Ceste, e Guerrina Piscaglia. Nei giorni scorsi, ad Ancona, con il suo aiuto ha collaborato al ritrovamento, avvenuto da parte dei carabinieri cinofili, del cadavere di Ennio Raponi. In passato ha lavorato in una maglieria e adesso, dice, si dedica al bosco, che gli piace molto. Taglia la legna, fa giardinaggio e cammina in mezzo alla natura, forse per riconciliarsi con la parte di sè che vede cose che le altre persone non riescono a vedere, e nemmeno a capire.

Signor Sparagnini; posso definirla: sensitivo o medium? «Basta Germano. Non conosco esattamente il significato di queste parole. Sono un contadino. Ma se proprio vogliamo, mi si addice di più il termine medium». Come ha scoperto questo suo, chiamiamolo, dono? «Da bambino. Nella parrocchia di campagna dove sono cresciuto, ricordo che mi trovavo col babbo quando gli dissi: dietro alla pala d’altare della chiesa San Donato c’è una cosa molto bella da scoprire. Avrò avuto 10 anni e solo 15 anni fa, quando la pala è stata tolta per essere ristrutturata, il parroco ha trovato un affresco del Trecento raffigurante un crocifisso, la Maddalena, San Donato e credo San Giovanni Battista. A seguito di questa scoperta, la chiesa è stata ingrandita e l’altare disposto in maniera diversa». Quindi lei… «Vuole chiedermi se vedo solo cose brutte riguardo ai morti? No, vedo anche quelle belle». Del tipo? «Ricordo due signore a Sant’Angelo in Vado, rassegnate perché non potevano avere figli. Un giorno ho detto a ciascuna: avrai un figlio, maschio, e adesso entrambe hanno un maschio». Così ha trovato il coraggio di scoprirsi. «Pian piano, sì. I risultati in fondo ci sono stati. Allora, perché vergognarmi?» Lei a volte collabora con i carabinieri. La chiamano loro? «No. A volte parlo con i carabinieri di Arezzo o il maresciallo di Sant’Angelo in Vado e gli dico che vorrei seguire quel determinato caso. Gli chiedo quindi se possono fare da intermediari per me e sapere se mi si può accettare e, senza disturbare, farmi partecipare alle ricerche» Insomma, si offre volontario... «Esattamente, anche perché faccio parte di una confraternita, quella del ‘Santissimo Crocifisso e della Buona Morte’ che si dedicava alle persone negli ultimi giorni di vita o alla sepoltura, oppure al funerale. È come se avessi fatto un voto. Mi sento chiamato e devo partecipare, altrimenti non sono a posto con me stesso. Se posso essere utile sono contento, soprattutto per i parenti. E, chiaramente, lo faccio gratis». Ma sul posto, cosa fa? «Mi è stato insegnato che quando si perde qualcosa o qualcuno, bisogna dire il Padre Nostro doppio: Padre Padre, che che, sei sei... E io lo recito» E le visioni,come arrivano? «Sono molto devoto alla beata Margherita della Metola, nata qua a Sant’Angelo, nel comune di Mercatello. È nata storpia e cieca, e i ciechi hanno un sesto senso. Patrona diocesana dei non vedenti e degli emarginati. Io do il meglio delle mie capacità il 13 aprile (13 aprile 1320, data della morte della beata) e durante il Natale, perché lei era stata abbandonata dalla famiglia e si era innamorata della Sacra Famiglia. Il 13 di ogni mese, il 13 aprile e il giorno di Natale, dunque. Faccio riferimento a lei, e lei mi aiuta» Vede gli spiriti? «No. È difficile da spiegare. Diciamo che ormai è una sorta di esperienza, perché ho seguito tanti casi di scomparsa. Per spiegarmi meglio: è come se sapessi un’altra lingua sconosciuta. Leggo, insomma, dove altri non vedono scritto nulla» Quindi, i suoi step quali sono? «A casa vedo le foto dei dispersi, a ‘Chi l’ha visto?’ o nel giornale. Se avverto delle sensazioni, dei flash, ho bisogno poi di spostarmi e andare sul posto per leggerle più nitidamente» Quali sensazioni? «Per il caso di Ancona, dopo aver visto la foto dell’anziano in tv, ho sentito immediatamente che l’uomo era vicino casa e forse, per qualche minuto, è rimasto intrappolato. Una volta arrivato, ho letto meglio quell’immagine ‘vedendo’ un muretto che faceva anche da contenimento. Dietro il quale l’anziano è stato poi trovato». Lei ha seguito vari casi. «Quello Piscaglia, ad esempio, e quando sono arrivato la prima volta ho visto il segno della morte, che però era doppio. E infatti, anche se Guerrina non verrà mai ritrovata, abbiamo rinvenuto un corpo dentro un ossario. Un luogo ispezionato dietro mio suggerimento» Il caso che l’ha fatta uscire allo scoperto? «Yara. Mi sono sbloccato proprio con il suo caso. Era la vigilia del Natale 2010. Se non avessi chiamato i carabinieri dicendo quello che ‘leggevo’ di lei, tramite le visioni... il giorno dopo mi sarei vergognato ad entrare in chiesa. Alle 14 ho fatto il 112, alle 16 mi ha chiamato il maresciallo e alle 18 sono andato in caserma e ho firmato un verbale inviato via fax a Castel San Pietro, vicino a Brembate. Però ho aspettato troppo per andare là. Sono arrivato il 10 di febbraio e vedevo che Yara era supina in un campo ma non mi ero sentito di fare quell’esperienza lì. Ho sbagliato di un giorno il suo ritrovamento». Ora invece... «Ho scoperto meglio i poteri che ho, e li sto studiando. Elena Ceste è stata l’esperienza migliore perché mi sono aperto e il mio lavoro è stato determinante, così mi è stato detto più volte. Ho detto che prima di scavare, i ragazzini dovevano essere a scuola e poi a casa dei nonni».