“Tagliavo solo l’erba nel campo”. San Bartolo, le fiamme divampate in un attimo

Parla il pensionato che ha scatenato il disastro

Il mezzo dal quale è partita la scintilla che ha poi scatenato il disastro sul San Bartolo

Il mezzo dal quale è partita la scintilla che ha poi scatenato il disastro sul San Bartolo

Pesaro, 7 agosto 2017 - Lo chiameremo “Signor F”., perché rivelare dove abita, e chi è, non è cosa opportuna, a tutela della sua tranquillità. «Sui “social” – anticipa la moglie – hanno già scritto tante di quelle sciocchezze, che avremo incendiato il campo per i soldi... Lasciamo perdere...».

Il signor F. ha 68 anni, è pensionato, abita da trent’anni in una villa di campagna situata dentro la sua proprietà agricola: a 100 metri dalla veranda, c’è il campo da cui è nato l’incendio che ha distrutto 125 ettari di San Bartolo. Lui ieri mattina ci ha raccontato com’è andata.

Ha la faccia distrutta di uno che non dorme da notti. E che non capisce perchè questa tegola il destino l’abbia recapitata proprio sulla testa sua. Guarda il suo labrador femmina, spalmato a terra, e dice: «Vede com’è abbacchiato? E’ perché sa che sono triste, e quindi è triste anche lui».

Si sente mortificato?

«Mortificato? Di più. Siamo distrutti per quello che è successo, io, mia moglie e i miei figli. Non potevo immaginare...».

Ci spieghi la successione...

«Ho un campo, vicino a casa, circa tre ettari, a riposo, nel senso che non c’è nessuna coltivazione. C’è solo dell’erba infestante, alta, quindi ho preso il trattore per tagliarla. La macchina è vecchia come me, ma ancora funziona. E’ un lavoro che faccio da trent’anni. Con la barra di metallo, dietro, mentre viaggiavo per tagliare, ho preso un sasso, che non avevo visto, e mi si è incastrato dietro. Ho fatto altri 10 metri appena e all’improvviso ho visto le fiamme dietro di me».

Ma così, subito?

«Subito, incredibile, ho cercato di fermarle, anche con il trattore, gli sono andato contro. Poi ho dato subito l’allarme. Mi sono preoccupato dell’agriturismo che c’è qui vicino, con tanti turisti. Ho gridato a mia moglie di chiamare il 115. Erano le 18,12. Ci ha risposto il centralino dei pompieri di Rimini. Volevano il fisso di casa, ma mia moglie non se lo ricordava. Abbiamo fatto altre tre chiamate. Poi ci hanno passato Pesaro. E’ arrivata una pattuglia, su una jeep, ma non avevano attrezzature particolari. Mi sono messo con loro a cercare di spegnere il fuoco».

Poi cos’è successo?

«Una cosa che credo abbia cambiato tutto. E cioè che il fuoco ha “saltato” la strada, dal costone sotto dove siamo noi grazie agli alberi è passato a quello sopra, e a quel punto le fiamme hanno iniziato a propagarsi libere verso la falesia. Nel frattempo i pompieri ci dicevano di andare via, perché avevano paura che il fuoco arrivasse anche alla nostra casa. Siamo stati tutta la notte qui, io e i miei figli, ad aiutare i vigili del fuoco per cercare di spegnerlo. Altre volte c’erano stati incendi, in zona, ma sono rimasti o sotto o sopra la strada. Questo invece ha travalicato».

Lei del resto stava solo tagliando dell’erba nel suo campo, a riposo...

«Non solo, ce lo chiede anche il Parco, di farlo questo, per tenere i terreni puliti, e (sorride amaro, ndr) anche in funzione antincendio, ma ci vieta di farlo prima del 31 luglio, per ragioni legate alla protezione di certi animali, i nidi di certi uccelli ad esempio. Altrimenti io quella sfalciatura avrei potuto anche farla prima, magari con condizioni di caldo diverse».

La concatenazione di eventi è stata micidiale?

«Esatto, non so cosa dire, forse se i pompieri fossero arrivati subito con una cisterna... Oppure se riuscivamo a bloccare le fiamme prima che arrivassero dall’altra parte della strada, ma sono tutti se...».

Ma il signor F. non accusa nessuno: i pompieri li ha solo aiutati, la moglie dava loro da bere, nelle fasi più concitate. I carabinieri della Forestale hanno fotografato il sasso che ha scatenato le scintille, e hanno preso a verbale la sua dichiarazione.