Ivano Dionigi: "Dovevo fare un omaggio al latino"

L’ex-rettore dell’Università di Bologna e il buen retiro pesarese

CITTADINO ONORARIO Nel 2016 il magnifico rettore uscente dell’Alma Mater di Bologna ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco di Pesaro. In alto una delle ultime uscite in divisa, a Bologna, del professor Ivano Dionigi

CITTADINO ONORARIO Nel 2016 il magnifico rettore uscente dell’Alma Mater di Bologna ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco di Pesaro. In alto una delle ultime uscite in divisa, a Bologna, del professor Ivano Dionigi

Pesaro, 29 agosto 2016 - Professor Ivano Dionigi, lei è appena sceso dall’alta torre del magnifico rettorato dell’Università di Bologna. Come si vede il mondo dal pianterreno?

«Si riprende contatto col principio di realtà, ci si rasserena e ci si riappropria del proprio tempo. Gli ultimi sei anni li ho letteralmente ingoiati».

Riesce già a farsi un giudizio oggettivo sul suo rettorato o è ancora presto?

«Credo che più di così non avrei potevo fare...».

Però...

«Però qualche abbaglio l’ho preso. Mi è capitato qualche volta di dare a chi, dopo, si è dimostrato non meritava e di non dare a uno meritevole».

E adesso come si sente alla sua prima estate pesarese senza tocco e cappa?

«Fondamentalmente è un’estate come le altre, non mi sono mai veramente staccato da Pesaro, mia città natale».

Vincolo peraltro anche rinsaldato di recente.

«Sì, lo scorso ottobre sono stato insignito della cittadinanza onoraria, un ulteriore motivo d’attaccamento».

Eppure quest’anno lei ha un’aria più vacanziera del solito.

«Forse perché questa è stata la mia prima vacanza all’insegna dei ricordi».

Piuttosto campagnoli se ben ricordo.

«Sì. La casa di Ginestreto, mio padre a Coldelce, i parenti di Petriano che vennero via da Marcinelle, il mare con mio fratello...».

Come le sembra la città di oggi?

«La trovo effervescente, un lungomare più frequentato, più allegra e dinamica».

Si rende conto che sono affermazioni pesanti...

«Beh, allora diciamo che forse la mia serenità di adesso mi fa percepire qualcosa che potrebbe non essere del tutto oggettivo. Va bene così?».

Non si rifugi nella filosofia. Fra l’altro sappiamo che la sua attuale serenità l’ha portata anche a scrivere un libro.

«Ho ritrovato il tempo e ho voluto rendere omaggio a una lingua che ha dato molto alla mia vita».

Il latino, manco a dirlo, e come si intitola il libro?

«“Il presente non basta. La lezione del latino”, pubblicato da Mondadori».

In uscita quando?

«Fra un po’. Lo presenteremo a Pesaro il 22 ottobre, al mattino alle scuole, la sera alla città».

Ma adesso non è che dovremo temere un rettore-scrittore.

«Direi proprio di no, finito l’anno sabbatico tornerò al mio insegnamento».

E intanto che fa?

«Intanto mi faccio l’agenda dei miei impegni da solo».

Non vedo la gran novità.

«Hai voglia. Per sei anni l’agenda me l’hanno fatta le quattro segretarie del Rettorato».

E cosa c’è in agenda adesso?

«C’è l’incarico di presidente del consorzio nazionale Alma Laurea che raccoglie 74 atenei italiani».

Per fare che?

«Abbiamo una banca dati oltre due milioni di profili e di curriculum di laureati, realizziamo dei report riferiti al primo, al terzo e al quinto anno dalla fine degli studi per analizzare il loro collocamento nel mondo del lavoro».

In sostanza è saltato dall’altra parte della barricata.

«In effetti è così: dalla teoria dello studio alla pratica del lavoro. E’ una ricerca didattica sull’efficacia dei corsi di laurea».

Lei si è mosso per decenni sull’asse Pesaro - Bologna. Cosa significano queste due città per la sua vita?

«Pesaro è il luogo dei ricordi, Bologna è il luogo dei progetti».

Pesaro ha anche due indirizzi miliari per la sua vita.

«Sì, via Valle 18, Ginestreto, casa mia, e via Rossini 53, il seminario, dove ho conosciuto don Gianfranco Gaudiano».

Come rettore lei ha fatto viaggi incredibili in tutto il mondo, ci dica di quello all’università di Houston, in Texas.

«Per celebrare il centenario della nascita del loro ateneo hanno voluto il rettore di Bologna, come era avvenuto per la posa della prima pietra un secolo fa».

Allora è vero che Bologna docet?

«Semper».

E Pesaro?

«Semper anche lei».

Perfetto.