Omicidio Lucia Bellucci, la sorella: «Non sono riuscita a salvarla dal mostro»

L’8 ottobre si apre il processo contro l’assassino della ragazza: Elisa svela i retroscena degli sms FOTO: Lucia, Vittorio e il luogo del delitto

Lucia Bellucci

Lucia Bellucci

Pesaro, 28 settembre 2014 - OTTOCENTOSESSANTA pagine di messaggi solo negli ultimi due mesi. E’ stata una vera persecuzione quella messa in atto dall’avvocato Vittorio Ciccolini nei confronti dell’ex fidanzata Lucia Bellucci (si erano lasciati a fine 2012) nelle settimane che hanno preceduto l’assassinio. A rivelarlo, a pochi giorni dal processo, che si celebrerà l’8 ottobre a Trento, è la sorella della vittima, Elisa: «Ho scaricato sul computer tutti gli sms di Ceccolini che erano contenuti nello smartphone di Lucy inviati dall’inizio di giugno dell’anno scorso al 9 agosto (data dell’omicidio, ndr) e ci ho riempito 860 pagine del programma Word. In pratica 15 pagine al giorno, un’infinità di messaggi, in tutto forse più di 10mila, molti dei quali “pesantissimi”: minacce di suicidio, cattiverie… che poi si trasformavano in parole d’amore per ridiventare subito dopo frasi volte a scatenare sensi di colpa. Sapevo che la “tartassava” e che Lucia ci stava molto male, con ripercussioni anche sulla sua salute, tanto che a volte mi chiamava e mi diceva che aveva il vomito, ma non avrei mai immaginato una cosa del genere. Se solo avessi controllato una volta il telefono di mia sorella quand’era in vita le avrei detto subito di stargli assolutamente lontano e di denunciarlo».

ELISA, poi, ci tiene a precisare un aspetto: «E’ incomprensibile — afferma — che anche di fronte ad un reato cosi grave come un omicidio, spesso donne incolpevoli debbano essere messe sotto esame più di quanto accada all’assassino. Si scava nella loro vita, nel loro passato, quasi si volesse per forza colpevolizzarle di qualcosa. Questo atteggiamento di pregiudizio e di discriminazione è gravissimo. E’ stato commesso il reato peggiore, il colpevole è uno e non ci sono fotoromanzi da raccontare. Mia sorella era una ragazza normale, semplice, dolcissima, adorata da tutti, con una sua storia fatta di momenti belli e brutti, come accade a ciascuno di noi. L’unica sua colpa è stata quella di avere incontrato sulla sua strada un mostro e di avergli dato fiducia. E’ stata attirata in una trappola con l’inganno, facendo leva sul senso di colpa, con il ricatto, con la scusa del “lasciamoci da amici, vediamoci l’ultima volta e poi giuro che non ti stresso più”. Un tranello nel quale donne troppo buone cadono spesso. Ciccolini deve vergognarsi di se stesso e riflettere per il resto della sua vita sul male che ha fatto e che ha dentro di sé. Se fosse realmente pentito, non avrebbe la forza neppure di difendersi e accetterebbe le conseguenze dell’orrore che ha compiuto, perché non solo la vita di Lucia ma anche la nostra vita, mia, di mio fratello Carlo e dei nostri genitori Giuseppe e Maria Pia, è distrutta per sempre a causa sua».

GIOVEDÌ a Pergola, con inizio alle 21, si terrà la fiaccolata organizzata dall’amministrazione comunale in ricordo di Lucia, che proprio il 2 ottobre avrebbe compiuto 33 anni, poi, l’8, come detto, si celebrerà il processo al Tribunale di Trento a carico di Ciccolini, con rito abbreviato, così come richiesto dai suoi 3 legali. Processo che sarà seguito dal sindaco pergolese Baldelli e al quale parteciperanno il babbo, la mamma, il fratello gemello, la sorella e lo zio paterno della vittima, Alfonso, a cui spettò il drammatico compito del riconoscimento il 12 agosto dell’anno scorso. Ci saranno anche i legali di tutte le parti civili: oltre alla famiglia, l’ex marito di Lucia, Paolo Cecchini; il fidanzato Marco Pizzarelli e l’associazione veronese contro il femminicidio, “Isolina”.