Pesaro, perseguita per 30 anni un professionista. Era uscito con la futura moglie

Gomme dell’auto tagliate, imbrattate più volte moto e barca

Come un orologio svizzero, un professionista ha danneggiato le auto del suo ignaro rivale

Come un orologio svizzero, un professionista ha danneggiato le auto del suo ignaro rivale

Pesaro, 20 settembre 2019 - Lo perseguitava da trent’anni. Seguendo lo stesso metodo: gomme dell’auto tagliate, barattolo di colla sul serbatoio della moto, chiodo lungo la portiera della macchina. E danneggiava anche la piccola barca che aveva ormeggiata al porto. Il misterioso persecutore colpiva anche a distanza di tre o quattro mesi o anche un anno, ma colpiva. Vittima un sessantenne (oggi), rappresentante di commercio, pesarese che non riusciva a capacitarsi chi e perché ce l’avesse con lui da così tanto tempo. Era andato dalla polizia fin da subito ma pensava che si trattassero di atti di vandalismo. Le indagini della polizia hanno provato a risalire all’autore ma senza successo. Rimaneva nell’ombra. Fino a quando, qualche tempo fa, la squadra mobile ha capito che doveva innalzare il sistema di indagine, decidendo di mettere sotto controllo con microtelecamere tutti i mezzi di proprietà del sessantenne preso di mira da trent’anni dal misterioso persecutore.

E hanno fatto centro. Perché una telecamera invisibile installata nella moto ha permesso di vedere in tempo reale chi stava gettando colla sul serbatoio di una Suzuki, imbrattandolo irrimediabilmente. Non lo hanno bloccato sul fatto ma grazie alle immagini sono riusciti a prendere il numero di targa della vettura del teppista. Il giorno dopo, alle 6 di mattina, la polizia ha bussato a casa del proprietario (anch’egli un sessantenne) di quella vettura per sottoporlo a perquisizione. Quando gli agenti hanno chiesto alla vittima se conoscesse l’uomo perquisito, la risposta è statata no. Poi insistendo nel cercare un contatto che doveva per forza esserci, dicendo il nome della moglie del perquisito, è saltato fuori un ricordo lontanissimo nel tempo: «La conosco, ci sono uscito una sera ma oltre trent’anni fa. Era solo un’amica». Ma quell’uscita era stata confidata dalla donna al fidanzato che un giorno sarebbe diventato suo marito. E questi ha ritenuto che fosse sufficiente quella serata con un altro con la sua futura moglie per giustificare una persecuzione durata trent’anni. Ora l’inchiesta è chiusa e si prospetta il processo per danneggiamenti continuati e persecuzione.

Al momento della perquisizione, l’uomo (che abita fuori provincia con la sua famiglia, ignara di tutto) è rimasto inebetito perché non si aspettava di esser identificato (ha confessato solo l’ultimo atto perché le immagini erano chiare ma non i precedenti). Della vittima delle persecuzioni sapeva quali erano i suoi mezzi e che in gioventù era uscito una sera con la donna che sarebbe diventata la propria moglie. In pratica, un dettaglio che nessuno poteva ricordare. Ma quel motivo lontano tra i ricordi è bastato per armare di cacciavite per decenni la mano dell’uomo, libero professionista, senza precedenti penali, famiglia perfetta, ora sott’inchiesta per colpa degli incubi della mente.

ro.da.