Presidi sul piede di guerra. "Risorse adeguate altrimenti non fermeremo la protesta"

Tra i tremila dirigenti scolastici in piazza a Roma anche una delegazione da Pesaro e Urbino

La delegazione Anp dei presidi partiti da Pesaro Urbino

La delegazione Anp dei presidi partiti da Pesaro Urbino

Pesaro, 25 maggio 2017 - Presidi non più disposti a prendersi le responsabilità di un’intera scuola per soli trecento euro di indennità di reggenza. Presidi non più disposti a farsi prendere in giro: dileggiati come sceriffi, quando in fatto di chiamata diretta sono gli ultimi a decidere. Presidi pagati la metà per rispondere al doppio delle responsabilità – civili, penali, amministrative, contabili – di pari rango nella pubblica amministrazione. Presidi stufi di sopportare vere e proprie molestie burocratiche per via di un sistema che non funziona perché produce rabbia e mortifica, fino al paradosso, l’efficienza delle scuole.

Oggi a Roma i presidi dell’Associazione nazionale presidi hanno detto "basta". «La manifestazione è andata bene, ma la protesta dei dirigenti scolastici non si ferma – osserva Riccardo Rossini, presidente regionale Associazione nazionale presidi (Anp) –. Ritrovarci in tremila, divisi tra piazza San Cosimato, di fianco al Miur e Piazza di Monte Citorio è stata un’affermazione importante, essere ricevuti dalla Ministra Valeria Fedeli è stato un altro momento costruttivo della giornata di mobilitazione, ma nessuno di noi è partito dalle proprie scuole per fare retorica. Lo stato di agitazione continuerà fino a quando a promesse e buoni propositi non seguiranno provvedimenti concreti».

La protesta dei presidi a Roma
La protesta dei presidi a Roma

Tanto che prima di ribadire le ragioni del malcontento, Rossini, alla guida di una delegazione marchigiana di 70 dirigenti scolastici, conferma che anche nelle Marche i presidi non garantiranno la disponibilità per incarichi di reggenza, non provvederanno ad effettuare la chiamata diretta nel mese di agosto; non compileranno il questionario Invalsi nelle voci già compilate lo scorso anno.

Anche nelle Marche, come espresso dall’Anp nazionale, i dirigenti si rifiuteranno anche di surrogare l’Avvocatura dello Stato per la difesa nel primo grado di giudizio dell’Amministrazione.

«Il dirigente della scuola svolge un lavoro che non ha pari nelle altre dirigenze delle amministrazioni pubbliche – ribadisce Rossini –. Ha alle sue dipendenze in media 152 unità di personale (la media per le altre amministrazioni è di 1 dirigente ogni 36 dipendenti). L’istituzione scolastica che dirige è complessa: è contemporaneamente un luogo di istruzione e formazione; un luogo di custodia e vigilanza di soggetti minori; un luogo di lavoro ai fini della sicurezza; un centro di raccolta, custodia ed elaborazione di dati personali e sensibili; una stazione appaltante; un sostituto di imposta; un datore di lavoro; un’agenzia valutativa di persone e di servizi; un’agenzia certificativa di titoli di studio; e molto altro ancora. In più il dirigente scolastico – continua – è punto di riferimento per studenti e famiglie che necessitano di ascolto, di capacità di mediazione, di comprensione, di partecipazione anche emotiva. E anche se il dirigente risponde personalmente in tutte le sedi — civili, penali, contabili, amministrative — del suo operato non solo prende metà stipendio per il doppio delle responsabilità di un pari rango nella pubblica amministrazione, ma non dispone di piena autonomia e risorse adeguate, tanto in termini di personale che in termini finanziari, per raggiungere gli obiettivi».

La protesta dei presidi a Roma
La protesta dei presidi a Roma

La ministra Fedeli in presenza della delegazione dell’Anp «ha convenuto con noi su molti dei punti critici esposti – conclude Rossini –. Si è dichiarata favorevole all’armonizzazione delle retribuzioni dei dirigenti scolastici all’interno della nuova area contrattuale di cui fanno parte i dirigenti dell’istruzione, dell’università e della ricerca e ha dichiarato inoltre la volontà di chiudere i contratti entro ottobre».