Rof, macchina da scrivere vola e colpisce una violinista

Dramma sfiorato durante ‘Il turco in Italia’

Pesaro, il pubblico del Rof (Fotoprint)

Pesaro, il pubblico del Rof (Fotoprint)

Pesaro, 18 agosto 2016 - Altro crescendo rossiniano. Un finale col botto quello della terza replica del ‘Turco in Italia’ di Ferragosto. E che botto. Tanto che si è rischiato che da opera buffa si passasse in un attimo alla tragedia. Mancavano solo un paio di numeri alla fine dell’opera, quando una macchina da scrivere in ferro, quelle ormai vintage modello lettera 32, usata sul palco per esigenze di scena è infatti volata da un tavolino nella buca, forse urtata dai cantanti nel pieno di un momento concitato, e, dopo aver centrato due leggii, ha colpito una violinista sulla spalla.

Per poi rovinare in terra con un fragore secco e cupo. Un salto di quasi due metri e mezzo. La bacchetta di Speranza Scappucci ha fermato l’orchestra Filarmonica Rossini, mentre gli spettatori si guardavano intorno spaventati e curiosi. La violinista è scoppiata a piangere per il dolore e la paura, soprattutto quando ha realizzato che cosa le fosse caduto addosso. La macchina da scrivere sarebbe potuta piombare anche sul suo violino, provocando danni ingenti.

Quello che importa, è che per fortuna, l’oggetto non ha centrato la testa della musicista. C’è chi ha pensato che fosse una trovata della regia, una delle tante idee geniali dell’eclettico Davide Livermore. Quelli più vicini al golfo mistico invece hanno visto e capito che si era trattato di qualcosa di più serio. Molti si sono affacciati per vedere cosa fosse successo. La direttrice ha verificato che non ci fossero state conseguenze gravi e, dopo diversi minuti di trambusto, è risalita sul podio e ha portato a termine l’opera.

Quello di Ferragosto è stato l’ultimo degli inghippi che hanno segnato il Turco in Italia di questa edizione del festival. Oltre ai problemi di voce della protagonista Olga Peretiatko-Fiorilla (che nella terza replica è invece ritornata in forma guadagnandosi applausi e alto gradimento dell’esigente pubblico roffiano), ad ogni prova o recita è sempre volato qualcosa dal palco sulle teste degli orchestrali. Una volta dei fogli, un’altra le gocce d’acqua o dei legumi. Fino all’altro giorno, la macchina da scrivere.

Lo stesso Livermore qualche giorno fa aveva chiesto scusa agli orchestrali assicurando che non sarebbe più successo nulla, che le sue scoppiettanti invenzioni sceniche e l’enfasi dei cantanti non avrebbero più tracimato oltre la quarta parete. Magari, ha detto qualcuno, sarebbe stato opportuno mettere una rete o altre protezioni, vista l’esplosività delle esecuzioni. Purtroppo non si è fatto in tempo e si è rischiato un finale tutt’altro che lieto. Oggi, tra l’altro, è l’ultima replica dell’opera. Speriamo senza rischi.