San Bartolo, sono oltre 150 i caprioli nel parco

Il presidente dell'Ente Parco: "Possono convivere con l’agricoltura". Andata a vuoto l’operazione per ridurre i cinghali: "Solo uno abbattuto"

Un capriolo 'avvistato' dalla fototrappola (foto Pedini)

Un capriolo 'avvistato' dalla fototrappola (foto Pedini)

Pesaro, 24 aprile 2017 - Nei boschi e nelle radure del San Bartolo trotterellano liberamente oltre 150 caprioli. A certificarlo è l’Ente Parco, che insieme ai cacciatori dell’Urca, ma anche agli studenti dell’Agrario Cecchi e a tanti cittadini, ha realizzato un censimento per monitorare la presenza del grazioso ungulato.

Oltre 50 volontari che lo scorso 18 e 19 marzo, all’alba e al tramonto, hanno ‘battuto’ palmo a palmo metà territorio del parco, ricavando preziose informazioni. A presentare i risultati, nello splendido salone del piano nobile di Villa Caprile, sono stati il presidente del Parco Davide Manenti, il biologo dell’ente Laurent Sonet, il responsabile dell’Urca Santino Ciuffolini e diversi partecipanti al censimento.

«I caprioli del parco rappresentano un grande patrimonio – ha sottolineato Manenti – ma per gli agricoltori possono essere un problema, proprio per questo li abbiamo informati sulle tante possibilità esistenti per contenere i danni. E’ sufficiente mettere un filo elettrificato per tenerli lontani dall’orto. Insieme, inoltre, stiamo valutando tutte le azioni che si possono mettere in campo. Il capriolo nel parco è anche un plusvalore culturale – ha ribadito il presidente – che ci consente di educare alla natura. Abbiamo organizzato serate di sensibilizzazione che hanno ottenuto un grande successo».

«La loro presenza è anche un indice di una buona qualità ambientale – gli ha fatto eco Laurent Sonet – e testimonia che nel San Bartolo la biodiversità è medio alta. A maggio nascono i piccoli, che spesso vengono lasciati dalla mamma nascosti sotto l’erba, ma non sono abbandonati. Invitiamo tutti i frequentatori che vi si imbattano in loro a non disturbarli, perché non hanno odore, e toccandoli li si condanna a morte».

«Anche per lo sfalcio dell’erba – ha dichiarato Manenti – abbiamo dato indicazione agli agricoltori di partire dal centro verso l’esterno, per consentire ai piccoli di fuggire, altrimenti rischierebbero di morire sotto le lame».

Diversa la situazione dei cinghiali. Nel Parco ne gravitano da 15 a 20, ma non sono stabili. Entrano ed escono continuamente dai confini. L’ente ha autorizzato l’abbattimento di selezione coinvolgendo proprio i cacciatori dell’Urca, ma i risultati sono stati modesti. «Ne hanno ucciso solo uno – ha dichiarato Manenti – i cinghiali sono stati più furbi di noi. Hanno avvertito il pericolo e se ne stavano rintanati negli orari di caccia, per poi uscire nei momenti di pausa. Dovremo rivedere con il consiglio direttivo le modalità operative».

L’appuntamento di Villa Caprile è stato anche l’occasione per l’Ente Parco di presentare ‘San Bartolo Experience’, la nuova App per smartphone che punta a far conoscere i sentieri e le eccellenze dell’area protetta. Dalla prossima settimana sarà scaricabile gratuitamente in tutti gli store. Leggendo tra le righe delle dichiarazioni però, si tratta di una guida virtuale che mira ad una fruizione «controllata», e invita a non violare i limiti della proprietà privata. Un problema questo, molto sentito da chi fa trekking nel Parco, che spesso si vede costretto a camminare lungo strade battute dalle auto.

Ma il 95% del parco è di proprietà privata, e questo si concilia difficilmente con una rete sentieristica completa. Per rispettare gli interessi degli abitanti, il Parco ha realizzato questa App che attribuisce la «tessera dell’escursionista responsabile», un riconoscimento digitale legato allo sforzo di informarsi sulle regole da seguire. «E’ divisa in 4 sezioni – dice Giulio Mancino, consigliere del quartiere VI – e consente di muoversi nel parco con un sistema di mappe georeferenziate contenenti i tracciati gps dei sentieri. Sarà così possibile verificare in tempo reale la propria posizione e ottenere le informazioni necessarie per raggiungere i punti di interesse. L’esperienza poi, si potrà condividere con un click sui principali social, aumentando la visibilità del Parco in Italia e all’estero».