Pesaro, sesso tra colleghi e ricatto. Arrestato

Lui filma gli amplessi e chiede soldi. Lei paga e poi fa scattare la trappola con la polizia

Sesso tra colleghi e ricatto (foto d'archivio)

Sesso tra colleghi e ricatto (foto d'archivio)

Pesaro, 25 giugno 2017 - Erano amanti e colleghi di lavoro. Lui sposato, lei no, rispettivamente di 38 e 47 anni, residenti a Pesaro. Si vedevano ogni tanto a casa di lei. Solo che l’uomo aveva preso l’abitudine di filmare di nascosto le loro performance sessuali. Gli era bastato mettere lo smartphone appoggiato in modo utile per la ripresa sul comodino e si è ritrovato una collezione di video di un certo tipo. Che ha cercato di mettere all’incasso chiedendo alla donna dei soldi fin dai primi incontri, nel dicembre scorso. Prima 200 euro e poi, pochi giorni fa, 3000 euro. In caso di rifiuto, l’uomo aveva minacciato di lanciare quelle immagini in rete.

La donna si era dimostrata disponibile a pagare come aveva già fatto con i 200 euro iniziali ma in cambio voleva la certezza che i video fossero distrutti. Capendo che il ricatto sarebbe continuato chissà per quanto tempo, la 47enne si è rivolta alla polizia denunciando ciò che le stava accadendo. E per questo, la squadra mobile ha preparato la trappola dicendo alla donna di accettare di pagare una prima «rata» di 200 euro e poi a seguire le altre.  Prima della consegna ci sono stati degli incontri con un registratore acceso, installato dalla polizia nei vestiti della donna, che ha raccolto la voce dell’uomo intento a chiedere denaro in cambio dei video. Fissato l’appuntamento per la consegna del denaro, la 47enne è andata col denaro in tasca le cui banconote erano state fotocopiate in precedenza. Al momento di dare il denaro al suo amante, sono saltati fuori i poliziotti che hanno arrestato l’uomo in flagranza di reato per estorsione aggravata. 

L'altro ieri c'è stata l’udienza di convalida. Il gip ha convalidato l’arresto disponendo per il 38enne gli arresti domiciliari. Il sostituto procuratore Maria Letizia Fucci aveva chiesto la misura cautelare in carcere. L’avvocato difensore Enrico Cipriani ha sostenuto invece che il suo assistito ha sicuramente violato la norma per l’illecita ripresa degli incontri sessuali ma «nega di aver preteso del denaro in cambio di quelle riprese. Sostiene al contrario che la signora si era offerta di pagare perché si cancellassero quei video». 

Una tesi che prima il pm e poi il gip Lorena Mussoni hanno ritenuto non credibile. A conferma di questo, ci sono anche gli audio degli incontri tra i due amanti con la trattativa sul denaro da pagare.