Aperto il pozzo del Burano, Regione dà il via libera

Bacini sempre più vuoti, fiumi al lumicino

Uno striscione dei comitati che si oppongono all'apertura del pozzo con acque antiche

Uno striscione dei comitati che si oppongono all'apertura del pozzo con acque antiche

Pesaro, 15 luglio 2017 - La decisione che in tanti temevano è stata presa. Con un mese d’anticipo rispetto al solito. Oggi la Protezione civile riunita per fronteggiare l’emergenza siccità ha deciso di aprire da subito il pozzo del Burano. L’obiettivo è dare un po’ di “ossigeno” agli invasi che forniscono acqua potabile a Fano e Pesaro, bacini ormai ridotti al lumicino. In un summit che ha visto riuniti l’Aato, i responsabili regionali per la Tutela delle acque, Marche Multiservizi, l’Aset e tanti altri soggetti coinvolti dal tema, si è preso atto che la crisi idrica nella nostra provincia è così aspra, che si paventa la richiesta dello stato di emergenza.

Nel maxi incontro al vertice sono state analizzate le portate dei corsi d’acqua e i volumi degli invasi dell’Enel. Il risultato è che, nonostante le ordinanze sindacali per contenere i consumi, e a dispetto della riduzione dei prelievi dagli invasi, la quantità d’acqua presente nei bacini continua a scendere. Complice, il continuo calo della portata del Candigliano e del Metauro. In questi giorni poi, i tecnici hanno rilevato un incremento preoccupante delle alghe negli invasi, tali da poter compromettere l'efficienza dei potabilizzatori. “Per questi motivi – fa sapere il Comitato di Protezione Civile - si è deciso all';unanimità di chiedere alla Regione Marche l'apertura del pozzo del Burano già da oggi, proponendo un prelievo di circa 150-200 litri al secondo”. La decisione solleverà certamente molte proteste nell'entroterra. Confermati anche gli altri provvedimenti già emanati per fronteggiare la crisi. In particolare, il Comitato di Protezione civile ha deciso di ridurre del 50% rispetto alla portata autorizzata, i prelievi dai corsi d’acqua del bacino idrografico del Metauro (ad esclusione di quelli idropotabili o utilizzati per l'abbeveraggio del bestiame). Come sollecitato poi dalle associazioni ambientaliste e da numerosi sindaci, il Comitato ha chiesto agli organi di vigilanza di intensificare i controlli e sanzionare i prelievi abusivi. Intanto l’acquazzone di oggi ha restituito un po’ di sollievo alla terra arsa, senza risolvere però in alcun modo il problema.