Con “Divinissimo” va in scena il superlativo

Raffaello Sanzio è evocato, atteso, temuto e poi... ognuno lo vede come se lo immagina nello spettacolo del Centro Teatrale Universitario di Urbino “Cesare Questa”

“Divinissimo” in scena con il Centro Teatrale Universitario “Cesare Questa”

“Divinissimo” in scena con il Centro Teatrale Universitario “Cesare Questa”

Urbino, 25 marzo 2017 - Quando gli applausi sono così lunghi che la gente fa a turno per non smettere, vuol dire che lo spettacolo ha fatto centro. Divinissimo, la rappresentazione teatrale portata in scena dal Centro Teatrale Universitario di Urbino “Cesare Questa” in collaborazione con l’Accademia Raffaello e il Comune di Urbino è arrivata dove voleva (e doveva): al cuore e alla mente della gente.

Per tutti c’è stata una sorpresa: Raffaello è stato rappresentato esattamente come ognuno se lo immaginava. Ogni spettatore – per i motivi più vari – se lo figura con un volto, una movenza, un atteggiamento, una inclinazione differente nello spandere il proprio carisma.

Ebbene, operazione riuscita. Come?

Raffaello non appare mai in scena, viene evocato, temuto, atteso, intravisto (ma è una illusione). Sebastiano del Piombo che ha la bottega di fronte a quella del Divino ce lo fa sentire vivo e vegeto anche oggi, a quasi 500 anni dalla morte.

Si può immaginare cosa accade in scena: il Sole urbinate attrae a sé tutti e tutto. Nel testo entrano in modo evidente i meccanismi della Commedia dell’Arte. E per fortuna, perché in questo Divinissimo si ride e anche di gusto in più occasioni.

A sinistra, Luigi Bravi. A destra, Michele Pagliaroni
A sinistra, Luigi Bravi. A destra, Michele Pagliaroni

A sinistra, Luigi Bravi, presidente Accademia Raffaello. A destra, Michele Pagliaroni

La Compagnia – già brillantemente affermatasi proprio con la Commedia dell’Arte – ha una marcia in più perché il testo è di Michele Pagliaroni. Uno che non scherza quando si mette a scrivere, perché si muove tra il rigore storico e la necessità di entusiasmare lo spettatore.

Pagliaroni è sempre delicato nel plasmare i personaggi: nessuno prevarica l’altro e l’irrappresentabile Raffaello (il grande assente, ma sempre presente) è di fatto scolpito dalle figure di Sebastiano del Piombo, Giovanni da Udine, Giulio Romano, Francesca Ordeaschi, Agostino Chigi, Lorenzo (segretario del banchiere Chigi) oltre che da una scenografia essenziale ed evocativa.

E ora cosa ci si aspetta? Una sola cosa: che Amat, Comune e Accademia Raffaello facciano arrivare questo spettacolo in tutti i teatri dell’Italia che dice di amare l’arte. E se così non sarà? Avranno colpevolmente oscurato uno spettacolo di altissimo livello.

Applausi finali per "Divinissimo"
Applausi finali per "Divinissimo"