Pesaro, profugo con la tubercolosi contagiosa

E’ ricoverato in isolamento, è scattata la profilassi per le persone che sono state in contatto con lui

Tbc, un agente che usa tuta e mascherina per evitare il contagio (foto d’archivio Dire)

Tbc, un agente che usa tuta e mascherina per evitare il contagio (foto d’archivio Dire)

Pesaro, 6 febbraio 2017 - L’Area Vasta 1 di Pesaro-Urbino conferma il caso del profugo nigeriano di 34 anni colpito da una forma contagiosa di tubercolosi polmonare. Il paziente, che ora è ricoverato in isolamento nel reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Marche Nord, non è mai stato in pericolo di vita. Ha iniziato la terapia antibiotica ed è collaborante. I sanitari che lo hanno in cura affermano che il decorso della sua malattia è favorevole. Parallelmente, la sede di Pesaro del Servizio Igiene e Sanità Pubblica ha fatto scattare la profilassi per tutte le persone che sono venute a stretto contatto con il richiedente asilo dello scorso mese di aprile, quando il nome dell’uomo è stato registrato per la prima volta nell’elenco dei profughi ospitati nella struttura di Cagli gestita dalla Labirinto, prima di essere trasferito a Borgo Santa Maria dove ha vissuto in un appartamento sotto il controllo della stessa cooperativa.

Dal momento del ricovero, avvenuto venerdì 27 gennaio, domenica 5 febbraio sono stati finalmente individuati gli operatori, i sanitari e i conviventi che da domani verranno sottoposti al test Mantoux, seguito da un eventuale esame radiografico al torace e da una visita pneumologica.

Il servizio di Prevenzione dell’Area Vasta 1 fa inoltre sapere di aver allargato i controlli anche ai contatti che l’uomo ha avuto frequentando un corso di italiano per stranieri. Complessivamente, gli individui sottoposti ad accertamento sono una trentina. Questo è il primo caso di Tbc rilevato nel 2017 nella nostra provincia. L’ anno scorso ce ne sono stati sei, di cui 4 in pazienti di origine straniera e due di pazienti italiani. Le diagnosi sono in calo rispetto al 2015 (13 casi, di cui 10 immigrati) e anche rispetto a 2014 (7 casi accertati di cui tre italiani).

SIMONA SPAGNOLI