Urbino, addio a Leonardo Benevolo, l’architetto che salvò il paesaggio

Il suo Prg degli anni Ottanta fu fondamentale per impedire di costruire in una posizione di forte impatto

Leonardo Benevolo con il paesaggio urbinate da lui stesso salvato

Leonardo Benevolo con il paesaggio urbinate da lui stesso salvato

Urbino, 7 gennaio 2017 - Il nome di Leonardo Benevolo, l’architetto scomparso due giorni fa, a 93 anni, nella sua casa di Cellatica (Brescia) potrebbe suscitare una vaga o persino ignota evocazione alla mente di molti urbinati, specie i più giovani.

Ma se passeggiando lungo via delle Mura, affacciandosi dalle terrazze del Monastero di santa Chiara o dal Belvedere Piero della Francesca questi possono ancora cogliere il senso di un paesaggio pressoché intatto, fino a contemplare senza disturbo il Mausoleo di san Bernardino in cui riposa quel duca che volle far grande Urbino, lo devono in buona parte a chi negli anni ’80 applicò uno dei suoi pensieri più cari: «Ho lavorato, come dice Le Corbusier, per il mio fratello uomo» disse un giorno Benevolo «e il poco che ho fatto sopravvive nella vita di qualcun altro, che pure non mi conosce».

A darne notizia su Facebook, il figlio Alessandro: «E’ mancato stasera mio padre. Si è spento serenamente a casa sua circondato dall’affetto della sua famiglia. Devo a lui tutto quello che so del mestiere di architetto e insieme a me centinaia, forse migliaia di uomini che l’hanno conosciuto nell’Università, nel suo studio, nei tanti uffici comunali dove si è prodigato come un medico condotto. Quel poco o tanto di bellezza del nostro paese che è sopravvissuta in questi ultimi settant’anni lo deve anche a lui e ai suoi sforzi. Ciao professore».

Negli anni Cinquanta Leonardo Benevolo insegnava al Cepas, la scuola per assistenti sociali fondata da Guido e Maria Calogero. Lì conobbe tra gli altri Paolo Volponi che nel 1981, a seguito della cessazione del rapporto della città di Urbino con Carlo Aymonino, lo segnalò all’allora sindaco Giorgio Londei, che ha ancora oggi ha ben presente quel periodo: «Allora non conoscevo Benevolo. Ma conoscevo Volponi che mi parlò delle sua grandi qualità sia didattiche (come docente nelle università di Firenze, Roma e Venezia ma anche negli Stati Uniti e in Giappone) che professionali».

«Non amo fare letteratura urbanistica» diceva Benevolo «ma confrontarmi con la realizzazione pratica dei progetti».

Possiamo riassumere così questa adeguatezza all’incarico? «Esatto. Era un uomo di carattere, poco avvezzo ai compromessi» ricorda Londei «tanto che tra noi non mancarono occasioni di animosa discussione, ma era certamente capace, onesto e coerente. Gli affidammo la redazione di un Piano Regolatore che fu la salvezza di Urbino: anche grazie alla fervida passione di Umberto Piersanti, modificammo il precedente progetto di edificazione delle Cesane che prevedeva una cubatura pari a 250 appartamenti al Pian del Vescovo e un albergo sulla Ripa del Sasso, rispondendo alle esigenze abitative dei cittadini e spostando le abitazioni alla Piantata e l’albergo alla Tortorina. Edifici che se fossero stati realizzati sulle Cesane, impattando irreparabilmente sull’immagine del territorio prospiciente la città, ben difficilmente oggi Urbino sarebbe patrimonio Unesco, un risultato ottenuto anche grazie alla tutela del paesaggio visibile dalle mura, in direzione del complesso monumentale di San Bernardino».

Un’esperienza che lasciò traccia nel successivo Piano redatto nel 1989 da Giancarlo De Carlo e attualmente in vigore.

Leonardo Benevolo, libro su Urbino
Leonardo Benevolo, libro su Urbino

Benevolo era nato a Orta San Giulio (Novara) il 25 settembre 1923. Dopo la laurea in architettura all’Università di Roma nel 1946 (avrebbe poi insegnato Storia dell’architettura a Roma poi a Firenze, Venezia, Palermo) sarebbe diventato una delle personalità italiane più significative dell’architettura moderna, italiana e non solo. Scrisse tra l’altro Le origini dell’urbanistica moderna (1995), L’architettura del nuovo millennio (2006) e La fine della città del 2011 (tutti con Laterza) in cui affrontava i destini delle città europee in rapporto alle sue esperienze di pianificazione: al Piano Regolatore di Urbino affiancò infatti quelli di Brescia, di Ascoli Piceno, del centro storico di Bologna e di Monza. Nel 1986 sempre per Laterza con Paolo Boninsegna pubblicò un libro su Urbino di 205 pagine. Benevolo fece sintesi delle sue analisi nel 2012 quando pubblicò, sempre con Laterza, il testo dall’eloquente titolo Il tracollo della urbanistica italiana.