Adam Zagajewski a Urbino. «Questa è parte di casa mia»

Il grande poeta polacco onorato dalla nostra Università con il Sigillo d’Ateneo

LETTURE E RIFLESSIONI A destra, Zagajewski con il magnifico rettore Vilberto Stocchi; il pubblico in sala e fuori dal Palazzo Ducale

LETTURE E RIFLESSIONI A destra, Zagajewski con il magnifico rettore Vilberto Stocchi; il pubblico in sala e fuori dal Palazzo Ducale

Urbino, 26 giugno 2016 - Adam Zagajewski è il poeta dell’equilibrio tra la conoscenza di sé e l’indagine della verità oggettiva, il poeta dal respiro europeo, il poeta degli emigranti, dell’arte, della musica, il poeta dello “strappo” nell’esistenza, del sacro. Ma Zagajewski è un poeta e «i poeti sono tutti principianti».

L’università di Urbino ieri pomeriggio, nella sala convegni di Palazzo Ducale, ha organizzato un momento speciale, più che un cerimonia che ricadesse nei banali canoni dell’ufficialità: per omaggiare il più grande poeta vivente al mondo, scrittore, saggista polacco, con il Sigillo d’Ateneo, si sono adoperati in tanti, a cominciare da Roberto Fraccacreta de La resistenza della Poesia, che ha contattato Zagajewski, lo ha invitato a Urbino e ha creato un legame per sé, l’Ateneo e la città con questo immenso personaggio.

Per iniziare la cerimonia sono stati indispensabili i saluti del Rettore Vilberto Stocchi, del sindaco Maurizio Gambini e del direttore della Galleria Nazionale delle Marche Peter Aufreiter, orgogliosi di avere nelle rispettive “case” un tale ospite. Agli interventi di rito per presentare Zagajewski, si sono intercalate le poesie inedite in Italia La sconfitta, Estate ‘95, Notturno, Festa dei maturandi, Le nostre città del Nord, La bellezza altrui, recitate dagli attori de La resistenza della poesia, osannati dalla platea e omaggiati dallo stesso Zagajewski.

Alle loro voci ha fatto eco la lettura dell’autore in lingua originale. «Presentare Zagajewski è quasi inutile perché la sua fama, la sua importanza nel panorama mondiale sono assodate – ha esordito nella presentazione il professor Roberto Danese –. Nato a Leopoli nel 1945, è un grandissimo poeta, scrittore, saggista, docente di letteratura alla Chicago University, noto al mondo per la sua poesia uscita sul New Yorker all’indomani degli attacchi del 2001, ma anche come critico letterario. In Italia, per Adelphi sono usciti un volume di prose, Tradimento e l’antologia poetica Dalla vita degli oggetti. Da alcuni anni è candidato al Nobel per la letteratura che meriterebbe senz’altro. La sua poesia si confronta con gli interrogativi della natura, ci sono le gioie e la disperazione umane».

Il professor Salvatore Ritrovato dell’Università di Urbino ha voluto ricordare il suo amore per la musica e ha chiesto al poeta in che modo «ha raggiunto l’equilibrio tra la conoscenza di sé e l’indagine della verità oggettiva». «Si dà per scontato che io l’abbia raggiunto, ma non è totalmente così. Il punto di partenza della mia poesia è la scuola polacca con personaggi come Czeslaw Milosz – ha detto Zagajewski ricordando l’amico vincitore del Nobel – e io cerco di parlare un po’ di me stesso nella mia poesia in modo che la gente possa capire chi è questa persona». Il professor Daniele Piccini (Università per Stranieri di Perugia) ha invece sottolineato «il respiro europeo» di Zagajewski che sa «abbracciare oltre i confini. Ci sono flash luttuosi che rimandano ai campi di sterminio, ai profughi, la poesia si riempie di suggerimenti dell’arte, della musica, della filologia». «L’arte è stabile, la musica e la poesia appartengono a coloro che si muovono – la risposta –, ma l’arte può essere stabile anche all’interno della propria mente. La mia famiglia è dovuta fuggire da Leopoli e questo strappo mi ha lasciato qualcosa dentro. Mio nonno era un modesto collezionista d’arte e nella fuga ha dovuto lasciare le sue opere, ne ha salvate solo due, ma ci teneva molto. Il punto di discontinuità è per me importante e forse nasce da questo primo strappo».

Alla richiesta su come nascono alcune poesie, Zagajewski ha risposto: «quando ho visto un signore con il libro Misticismo per principianti ho pensato che i poeti sono sempre principianti e io disprezzo il contrario che è il fondamentalismo. Sul problema del sacro, posso dire che io sono moderno ma è necessario onorare chi ci ha preceduto, il sacro deve essere presente, ogni generazione deve ricordare per sé cosa significa». Zagajewski ha concluso con il suo amore per l’Italia: «Abbiamo una sola cultura. 20 anni fa ho percorso la via di Piero della Francesca e una volta ho visitato Urbino: qui non sono lontano da casa, questa è parte di casa mia».