Martedì 23 Aprile 2024

Dante Parlani compie 109 anni: "Il segreto è camminare e sorridere"

‘Il fattore’ che gestiva 110 poderi legge ancora 5 giornali al giorno

Agosto 2006: Dante incontra le altre centenarie Palmira Martinelli (ora 108 anni) e Natalina Landi, scomparsa

Agosto 2006: Dante incontra le altre centenarie Palmira Martinelli (ora 108 anni) e Natalina Landi, scomparsa

Apecchio (Pesaro e Urbino), 24 novembre 2014 -  Dante Parlani ha compiuto la bella età di 109 anni. E’ tra i più anziani d’Italia. Nato il 23 novembre del 1905 è conosciuto come ‘il cavalier Dantino’ o il ‘fattore’ per la professione esercitata nelle campagne del Nerone. Sarà festeggitato dal calore e dall’affetto dei suoi figli e dei suoi parenti. Ci saranno anche amici, non certo coetanei. Fino a tre anni fa, quando una banale caduta dalle scale gli è costata la frattura del femore, viveva ancora nel podere di Chi Mafucci, vicino alle foreste demaniali di Bocca Serriola. Ora abita a Città di Castello, ma capita spesso ad Apecchio. Negli anni è stato spesso ‘monitorato’ dagli operatori sanitari per capire i motivi della sua lunga vita. A chi gli chiede il suo segreto, risponde sorridento: «Camminate, camminate e sorridente sempre!». Dante è vedovo da 46 anni ha avuto tre figli: Rosa (80 anni), Saulo (81) e quello che Parlani chiama “il suo ragazzo”: Costantino (76 anni).

HA ALLE spalle tanti anni di lavoro come “fattore”. Dagli anni trenta fino agli anni sessanta ha amministrato complessivamente 110 poderi per oltre mille persone addette ai duri lavori dei campi. Ligio ai compiti affidatogli, si faceva valere. Ma era attento alle persone. «Pur essendo arrivato a questa età - ci dice Dante Parlani - a livello di memoria è come se avessi 60 anni, mi ricordo di tutto, Apecchio e la sua gente mi è nel cuore». Un ricordo particolare? «Ci vorrebbe un giorno, dico solo che non ho fatto mai del male a nessuno, per lo meno, se lo l’ho fatto, non me ne sono accorto. Quello che vorrei dire è che trovo troppo cambiamento rispetto ad una volta, sia morale, che finanziario, politico e religioso. In passato le gente era più sincera e aveva più affetto, comunque dobbiamo aver fiducia nella gioventù, loro sapranno sistemare le cose che non vanno».

Si alza la mattina alle 10.30 e legge ancora i giornali. Non manca mai la messa delle 18 e verso le 22 dopo aver letto qualche rivista, Parlani si ritira a letto e dice di dormire profondamente: «Perché la coscienza è a posto». E non è poco. Parlani è stata una figura mitica per la civiltà agricola del secolo scorso, tra Marche e Umbria. Furono tante le nomine dai tribunali per la sua competenza in tema d’agricoltura: 10 chili di formaggio, 4 quintali di grano e l’agnello a Pasqua era la sua paga, quella che aspettava al fattore ogni anno.

«UNA piccola percentuale sul raccolto- ci ha spiegato lo stesso Parlani- ma spesso i contadini erano talmente poveri che non ti sentivi di prendergli qualcosa, sotto ad un tetto di coppi, tra la miseria e il freddo vivevano anche 40 persone della stessa famiglia, spesso il pane era fatto di granoturco. Una cosa però mi colpiva: la serenità».

Nel ’45 si salvò miracolosamente da un aereo caduto a seguito di un bombardamento, nel ’50 fu nominato Cavaliere ufficiale all’ordine di San Giorgio d’Antiochia, nel ’51 presidente dei Coltivatori diretti di Apecchio, consigliere della Cassa di Risparmio e consigliere comunale. Nel ’62-63 si batté per l’installazione dell’antenna Rai sul Monte Nerone anziché sul Monte Catria, dove in un primo momento era destinata. La posa della prima pietra dell’impianto porta anche la sua firma. Trent’anni fa, nell’84, prese parte come attore nel film “Dopo il tramonto”, interpretando un personaggio che conosceva: quello del padrone.