Falchi rubati dal nido, 5 indagati. “Venduti in Arabia a peso d’oro”

“Lì per ogni esemplare pagano 50mila euro”

Pesaro, uno dei nidi di rapaci nel mirino della banda

Pesaro, uno dei nidi di rapaci nel mirino della banda

Pesaro, 24 giugno 2016 - Ora è una corsa contro il tempo per salvare i falchetti dalle mani dei predatori. Dopo aver fatto luce su un traffico di pulli (i pulcini del falco) che dalla provincia di Pesaro arriva fino a Roma, gli uomini del Corpo forestale dello Stato stanno cercando di recuperare tutti i piccoli pennuti.

Qualche esemplare potrebbe aver già fatto una brutta fine. Nella mappa degli inquirenti, il perimetro dei bracconieri è quello marchigiano tra Apecchio e Piobbico.

Nelle carte del pm Sante Bascucci della procura di Pesaro, invece, sono almeno cinque gli indagati per traffico e vendita di rapaci di provenienza illecita e ricettazione.

I presunti predatori sarebbero di Rimini, Apecchio, Piobbico, Mondolfo e Roma. All’offerta corrisponde una domanda a quanto pare sempre più in crescita. Circa 1500 il valore di un falco sul mercato nero dei rapaci. Spiccioli in confronto ai 50mila euro che sono invece disposti a pagare dai Paesi Arabi.

Almeno secondo quanto è emerso da un’inchiesta fatta a febbraio di quest’anno in Spagna, dove la Guardia Civil ha smantellato una rete di trafficanti di animali selvatici che dalle Asturie piazzava i superbi volatili sul mercato dei Paesi arabi.

Secondo l’agenzia Efe negli ultimi anni i trafficanti hanno consegnato illegalmente a clienti arabi circa cinquecento falchi pellegrini, per un valore complessivo di circa un milione di euro. Nei Paesi arabi, in particolare in Arabia Saudita, possedere un falco è un ambito status-symbol, segno di potere e di ricchezza.

L’inchiesta pesarese ha acceso i riflettori per la prima volta, e a quanto sembra a a livello nazionale, su una piaga che potrebbe allargarsi sempre di più. Ma intanto a prendere le distanze dall’inchiesta è un falconiere (‘per hobby’) di Apecchio, Davide Frattini.

«Mi è preso un colpo quando ho letto il giornale – racconta – non per quelli che mi conoscono, ma per tutti gli altri. Apecchio è piccola, c’è chi ha pensato subito a me quando ha letto di un indagato del posto. Sono un falconiere per passione, ho tre falchi, un’aquila e una civetta».

È un fiume in piena, parla con l’entusiasmo della passione: «Ho sempre comprato falchi in modo lecito, da allevamenti certificati. Poi ho sempre aiutato il Cras, ho salvato io l’aquila del Furlo quando era stata ritrovata avvelenata. Dopo le visite del veterinario, l’ho tenuta in casa con me per un mese e poi l’ho rimessa in libertà con tanto di video. Collaboro sempre con la Forestale. Sono stato io a indicare i nidi da proteggere. Tra Apecchio e Piobbico ce ne è uno di sicuro».

E quindi ci sono nidi da proteggere. Da chi? Chi viola quelle culle di rami e piume tra le rocce in cambio di soldi? «Non lo so – spiega Davide – sono rimasto male quando ho saputo di questa inchiesta. Al momento non mi risulta che siano stati presi dei pulli. Tra l’altro ho assistito anche all’involo che avviene dopo 8 settimane».

Ma chi è l’acquirente tipo? «Non saprei neppure questo – continua – noi dell’ambiente siamo convinti che i predatori possano essere persone disperate, che non hanno soldi. Che senso ha rischiare una condanna penale per 1500 euro? La femmina di falco pellegrino comprata da allevatori autorizzati costa circa 3000 euro».