Forchetta selvaggia ora entra nelle chiese

Nel mirino gli spazi per feste di compleanno, cresime e battesimi di Anna Marchetti

Una tavolata nel centro storico in occasione del carnevale estivo, iniziativa che per ora non ha suscitato critiche

Una tavolata nel centro storico in occasione del carnevale estivo, iniziativa che per ora non ha suscitato critiche

Fano, 25 luglio 2014 - «Non è certo la “sagretta” di paese a sottrarre clienti ai ristoranti, spostate l’attenzione sulle parrocchie». Il presidente provinciale dell’Unpli (Unione provinciale delle Pro Loco), Francesco Fragomeno, rivendica la correttezza con cui si organizzano le feste delle Pro Loco «nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e alimentari». In tempo di crisi «tutto fa brodo» e nessuno sembra disposto a lasciar correre: dalle previsioni meteorologiche alle sagre paesane con albergatori e ristoratori pronti allo scontro per accaparrarsi turisti e clienti.

Mentre ai tavoli della politica si parla di collaborazione tra operatori del turismo, amministrazioni comunali, associazioni di categoria, sul piano operativo si scatena la guerra alla «porchetta selvaggia». E c’è perfino chi tira in ballo la concorrenza sleale delle parrocchie che offrono spazi per feste di battesimo, cresime e compleanni. Si chiama fuori dalla polemica Luciano Cecchini presidente dell’Ente Carnevalesca e tra gli organizzatori della Festa della Gluppa che ha preso il via ieri sera a S.Orso, proprio con una «cena itinerante di beneficenza».

«Quest’anno la festa — sottolinea Cecchini — è stata organizzata nel centro commerciale per far lavorare gli esercizi commerciali». Stesso discorso per i «Quattro Cantoni» che, in verità dallo scorso anno, sono raddoppiati. «La concorrenza con i ristoratori non esiste — aggiunge Cecchini — visto che sono loro stessi ad organizzarla».

«Noi abbiamo un circuito di gente di campagna — fa notare Gino Bartolucci della cooperativa Tre Ponti —. Le feste di quartiere sono troppe? Posso anche essere d’accordo, ma neanche il 3% dei frequentatori di tali feste andrebbe in pizzeria: non spendono quasi niente, al massimo mangiano una piadina e si portano da casa perfino le bottigliette dell’acqua». Una cultura del risparmio che, secondo Bartolucci, fa parte della tradizione contadine: «E’ quella la nostra clientela». Per Gino Bartolucci sarebbe interessante fare un’indagine tra chi frequenta feste e sagre per sapere se sono clienti di pizzeria e ristoranti e quante volte ci vanno in un anno. E ancora: «Forse sarebbe meglio mettersi d’accordo perché da un lato si chiede aiuto alle Pro Loco per l’organizzazione di eventi, per la nostra capacità organizzativa, dall’altra ci criticano. Purtroppo la crisi creare anche queste situazioni di attrito».

Anna Marchetti