Incidente al Curvone, il dolore della madre di Claudio e il video della sorella

La madre di Costagliola, uno dei due morti nello schianto sulla Statale: "Quella mattina ho pensato 'povero mamma'... ma ero io". E la sorella del 25enne lo ricorda con una serie di immagini FOTO La tragedia - Gli scatti felici di Claudio

Claudio Costagliola, uno dei due morti al 'Curvone', in una foto fornita dalla sorella

Claudio Costagliola, uno dei due morti al 'Curvone', in una foto fornita dalla sorella

Pesaro, 26 gennaio 2016 - Case tutte uguali, a Padiglione di Tavullia. Al secondo piano, di una palazzina quadrifamiliare, abitano i genitori di Claudio Costagliola (VIDEO). La mamma è seduta nel divano. Vicino a lei una parente che l’abbraccia. Dietro dieci persone, in silenzio. Davanti a loro, in un tavolo basso, la foto sorridente di Claudio (FOTO). Che tutti guardano chiedendosi perché è potuto accadere.

La mamma Matilde, 60 anni, non ha il fiato per continuare a piangere: «Voleva guidare lui la macchina, Claudio non voleva morire, Claudio era il mio principino. E’ nato 14 anni dopo il fratello Raffaele e dopo 15 dalla sorella Carmela. Siamo arrivati qui da Napoli quando Claudio aveva 7 anni. E’ cresciuto qui, ha fatto la scuola Benelli e poi è entrato alla Coop, nel settore della frutta. Sempre contratti a tempo ma il suo banco era il più bello. Poi ad aprile dell’anno scorso è entrato alla Scavolini con un contratto a termine. E per Natale gli hanno annunciato che sarebbe passato a tempo indeterminato. Era felicissimo». 

Il papà Ciro, 66 anni, ha le spalle pesanti, curve. Piange ma cerca di trovare il coraggio di parlare guardare avanti: «Vorremmo destinare i soldi raccolti al funerale – dice – per una borsa di studio del Benelli in memoria di Claudio. E una parte vorremmo donarli alla contrada di Tre ponti per il palio dei bracieri. Poco o tanto che saranno quei soldi, vorremmo che avessero quelle destinazioni. Claudio ne sarebbe contento». 

Ma poi la mamma di Claudio svela: «Sabato mattina mi sono svegliata alle 5.30 e Claudio non era tornato. Gli ho mandato un messaggino e nessuna risposta. Ho pensato che avesse dormito da qualche amico come era capitato altre volte anche se lui mi rispondeva sempre. Sono partita al lavoro e mi sono fermata al bar Romeo per prendere un caffè prima di iniziare. Erano le 7.30. Lì mi hanno detto che due giovani erano morti durante la notte nel Curvone (FOTO). Io ho esclamato ad alta voce ’povera mamma, povera mamma‘ e non sapevo ancora che quella mamma ero io. L’ho saputo verso le 9 e mi è crollato tutto addosso».

E poi ricorda: «Claudio quel venerdì è tornato dal lavoro verso le 16. Mi ha detto di voler andare a riposarsi un po’. Si è addormentato subito e l’ho lasciato dormire fino alle 20. Si è fatto una doccia mentre il padre ha cucinato il pesce che abbiamo mangiato insieme. Poi Claudio ha detto che quella sera usciva, ho cercato di dirgli di stare a casa, era freddo, ma lui mi disse che aveva appuntamento con altri amici e non poteva mancare. L’ho visto andare via per sempre». 

Sognava una casa tutta sua. La mamma: «Mi diceva che col lavoro stabile alla Scavolini avrebbe potuto comprarsi prima uno scooter e poi un appartamentino tutto suo ma a Pesaro. Perché aveva un sacco di amici lì, si ritrovavano sempre, ci stava bene. Io ero contenta se fosse rimasto sempre qui con me ma capivo la gioia di un ragazzo di 25 anni che pensava di crearsi qualcosa. Lui sognava viaggi, sognava la vita da vivere».

La famiglia e tutti i parenti, arrivati ieri da Napoli, hanno apprezzato molto che la mamma di Federico Corsini, il ragazzo di vent’anni alla guida della Twingo e morto anche lui nello schianto, sia andata a casa loro: «Mi ha chiesto perdono – ha detto la mamma di Claudio – le ho risposto che non deve chiedere perdono perché siamo due famiglie distrutte dal dolore. E i nostri figli due angeli saliti in cielo. Una madre che ha appena perso il figlio nello schianto non deve chiedere perdono».

Mentre sta dicendo questo, prende il tablet del figlio, sfoglia le tante foto. Scene di gite, feste, cene, il palio dei bracieri, le bandiere che Claudio sventola felice. Scorrono mille sguardi di un ragazzo di 25 anni che sapeva di avere le carte in regola per vivere un futuro suo. Non c’è stato il tempo.