Influenza, due morti e tanti ricoveri: in troppi hanno evitato il vaccino

Il bilancio e le accuse Asur: "La gente non si fida, questo porta danni"

La somministrazione di un vaccino (Foto di repertorio Ravaglia)

La somministrazione di un vaccino (Foto di repertorio Ravaglia)

Pesaro, 21 marzo 2015 - Due decessi, quattro ricoveri in terapia intensiva tra cui uno di una donna in stato interessante, decine di ricoveri per complicanze cardio-respiratorie. Questo il primo bilancio dell’epidemia influenzale 2015 stilato dalle autorità sanitarie a Pesaro, Fano e Urbino. «L’influenza di quest’anno non è stata molto differente da quella degli anni precedenti, eppure ha lasciato il segno» spiega Massimo Agostini, responsabile del dipartimento di Prevenzione di Fano, che ha raccolto i dati epidemiologici insieme ai colleghi Annarita Pelliccioni (Pesaro) e Augusto Liverani (Urbino).

«L’influenza è arrivata in anticipo e ha avuto il suo esordio nella quarantanovesima settimana – spiega Agostini – Ma il suo andamento è risultato falsato dal ritiro del Fluad che, invece di essere interpretato come un’attenzione degli organi scientifici verso queste indispensabili forme di prevenzione, è stato strumentalizzato dalle associazioni anti-vaccini». «Da un lato, quindi, si è diffuso un allarme ingiustificato sulla sicurezza della vaccinazione che ha portato molti pazienti a rischio a rifiutare l’antidoto – considera Agostini _. Dall’altro, molto meno publicizzate, si sono verificate alcune morti per complicanze da virus correlate alla mancata copertura vaccinale, copertura che quest’anno ha avuto una forte contrazione sul territorio».

In particolare, nel 2014 solo il 50 per cento delle persone considerate a rischio nell’Area Vasta 1 si sono immunizzate. A Fano la copertura ha raggiunto il 54 per cento (nel 2013 è stata del 60 per cento), a Pesaro il 40 e ad Urbino il 53,4 per cento. «Siamo arretrati non solo rispetto ai dati del 2013, quando avevamo vaccinato il 58 dei pazienti fragili, ma anche nei confronti delle linee guida ministeriali che fissano al 75 per cento la copertura ottimale dei soggetti con patologie pregresse».

Tra gli innumerevoli casi approdati in ospedale, sono stati segnalati tre ricoveri in rianimazione all’ospedale Santa Croce che hanno portato a due decessi. A Pesaro i malati che hanno avuto bisogno di assistenza respiratoria sono stati due, tra cui una donna incinta, ad Urbino uno; a questi casi si aggiungono poi due trasferimenti per cure particolari in un nosocomio di Bologna e all’ospedale San Raffaele di Milano.

«Ma i costi socio-economici legati ai comportamenti nei confronti dell’antinfluenzale – aggiunge l’Asur – sono molto più alti se si considerano le dosi rimaste inutilizzate negli armadietti dei medici (oltre 15mila, è la prima stima), i costi ospedalieri (700 euro un giorno di ricovero), le spese per i farmaci e le giornate di lavoro perse. Rinunciare a vaccinarsi per un’informazione letta in maniera distorta, insomma, può essere controprucente se non addirittura pericoloso». «Negli ultimi anni la gente tende a non fidarsi. La stagionalità e i pregiudizi culturali fanno il resto. Il risultato è che ci si vaccina di meno, magari pretendendo che lo facciano gli altri. Invece, soprattutto nelle famiglie dove esiste una convivenza forzata tra bambini ed anziani, è molto importante farlo per raggiungere il cosiddetto ‘effetto gregge’», conclude Agostini.

si. spa.