La città dentro la grande depressione. “Siamo da Cassa del Mezzogiorno“

E In Prefettura un tavolo sul lavoro. Pessimisti anche a Confindustria

In prefettura associazioni, sindacati e parlamentari

In prefettura associazioni, sindacati e parlamentari

Pesaro, 30 settembre 2014 - Un tavolo per «le nuove opere» che affronti le problematiche connesse ai grandi progetti avviati, o ancora in gestazione, da affiancare a quello che in questi mesi è stato dedicato al tema dell’occupazione. È una delle proposte indicate da Camilla Fabbri durante l’incontro con le parti sociali convocato dal prefetto, Attilio Visconti, per formulare ipotesti tese a tamponare l’emergenza sociale legata alla mancanza di lavoro.

Accanto alle grande riforme istituzionali (della giustizia, della pubblica amministrazione, del mercato del lavoro) secondo la senatrice Pd esistono interventi da avviare localmente ed uno di questi è quello di organizzare un coordinamento sulle grandi opere a cominciare da quella del nuovo ospedale «il cui iter non va assolutamente bloccato», fino al completamento del porto di Pesaro e della superstrada Fano-Grosseto. «Opere — ha affermato la Fabbri — che rappresentano imperdibili occasioni di nuova occupazione, come lo sono le misure per destagionalizzare il turismo e riorganizzare il diportismo, che tutte insieme possono compensare dal punto di vista occupazionale ciò che in sei anni è stato perso nel manufatturiero».

Dopo anni di vacche grasse, il settore continua a perdere colpi: «In tempi migliori — ha detto sarcasticamente il direttore di Confindustria Pesaro-Urbino, Salvatore Giordano — avremmo potuto essere annoverati tra le aree depresse sostenute dalla Cassa del Mezzogiorno». La provincia di Pesaro-Urbino ha sofferto più di tutte le altre aree produttive marchigiane a causa di una struttura manifatturiera «basata su settori con una vocazione all’export modesta- ammette Giordano - In più, l’innamoramento per la Cina ha fatto perdere di vista i mercati più promettenti».

Un altro motivo di mancata crescita sono state le dimensioni troppo ridotte delle imprese «Confindustria ha lavorato molto su questi aspetti e il territorio sta reagendo bene. Ma il nostro appello va alle banche, che hanno ulteriormente alzato il livello di affidabilità, mentre nelle amministrazioni pubbliche occorre a intervenire sulla burocrazia. Mi rendo conto che dietro questa parola ci siano molte cose — ragiona Giordano — ma quei pochi provvedimenti che si possono prendere devono andare in direzione della velocizzazione delle procedure e nel massimo abbassamento delle aliquote comunali».

Sul fronte sindacale Simona Ricci della Cgil ha lanciato l’allarme sul «cervellotico sistema che regola la cassa integrazione in deroga» che ancora, malgrado il provvedimento del Governo dello scorso 4 agosto, non è ancora stato sbloccato: «In provincia abbiamo 3300 persone che non percepiscono reddito da otto mesi a questa parte — ha rivelato la segretaria confederale — e almeno altre settemila sopravvivono con un anticipo di trecento euro al mese: questo è il vero allarme sociale. N A questo punto, per uscire dal caos in cui siamo da mesi, dobbiamo prendere atto che il sistema non funziona più e dire alle imprese che utilizza la Cig solo chi la paga» .

Altrettanto chiare le idee della Cgil per incentivare lo sviluppo: «Su ambiente e salvaguardia del territorio gli enti locali possono mettere immediatamente in campo fondi europei — ricorda la Ricci —. Per l’export, sul quale scontiamo un evidente ritardo anche per la scarsa cura della Regione, serve un più stretto coordinamento tra amministrazioni locali, parti sociali e associazionismo». Altro elemento di preoccupazione è l’evoluzione della vicenda che riguarda Banca Marche: «Tra qualche settimana cambierà l’assetto sociale dell’istituto — spiega la Ricci — e il territorio, che ha sempre contato sulle Fondazioni, avrà minori appoggi e punti di riferimento: gli enti locali dovranno reagire e farlo in tempi brevi».