Sfregiata con l'acido, la Corte d'Appello: "Varani voleva uccidere Lucia Annibali"

Depositate le motivazioni della sentenza che condanna l'ex dell'avvocato di Urbino a 20 anni di carcere

Lucia Annibali e il suo ex Luca Varani, riconosciuto colpevole di aver ideato l’agguato con l’acido

Lucia Annibali e il suo ex Luca Varani, riconosciuto colpevole di aver ideato l’agguato con l’acido

Pesaro, 24 aprile 2015 - Per i  giudici della Corte d'Appello di Ancona non ci sono dubbi: Luca Varani ha tentato di ammazzare Lucia Annibali manomettendo dapprima il gas di cucina, non riuscendoci è passato all'acido dando incarico a due sicari di distruggere per sempre il viso di Lucia Annibali. Ed è pura fantasia secondo i giudici l'ipotesi avanzata dalla difesa di un incarico ai sicari che è deviato dalle intenzioni.

Secondo i giudici, Varani voleva colpire Lucia e non la sua auto per una "gelosia che si è andata intensificando nel tempo fino a sfociare in condotte apertamente punitive e di eliminazione fisica della ex fidanzata colpevole di averlo definitivamente allontanato". Da qui, la conferma della condanna a 20 anni di carcere per Luca Varani con l'accusa di lesioni gravissime, tentato omicidio e stalking ai danni di Lucia Annibali e a 12 anni di carcere per i sicari perché non è stata riconosciuta la malvagità e il motivo abietto. Una motivazione di 162 di pagine che mette in luce la "l’enorme gravità del danno procurato a Lucia  Annibali attraverso l’acido e il dolo perdurante nel mettere a punto il piano criminale".

Per i giudici, è assolutamente provato che Luca Varani abbia dapprima voluto l'uccisione della Annibali con la manomissione del gas di cucina, "dimostrando una risoluzione criminosa ferma ed irrevocabile, evidenziato dalla necessità di organizzare i piano criminoso mediante introduzione nell'abitazione della Annibali e dalla predisposizione degli strumenti per la materiale esecuzione". Sfumato questo, è subentrato il piano dell'acido, attraverso l'amico albanese Altistin Precetaj, che Varani conosceva. Scrive la Corte: "Lo sfregio del viso costituiva l'oggetto dello specifico mandato affidato da Varani a Precetaj, che si avvaleva di Talaban per l'esecuzione del piano". 

Ma la  Corte si concentra sul comportamento processuale di Varani: "Abituale assuntore di sostanze stupefacenti, ha avuto una condotta processuale improntata dapprima alla negazione di responsabilità e successivamente ha tentato di accreditare false versioni dei fatti (mediante redazione di lettere e tentativi di contattare i sicari) e infine ha dimostrato l’assenza di pentimento".

Poi i giudici della Corte d’Appello (Castagnoli, Panichi e De Donato) non hanno concesso l'aggravante del motivo abietto come chiesto dal pm: "Il motivo abietto è quello considerato ripugnante e spregevole. Connotazione che non c’è nel caso in esame, perché la censurabile spinta punitiva indotta dalla gelosia non assume i tratti della speciale malvagità e particolare ignominia". Esclusi i motivi turpi, contrariamene al giudizio di primo grado,  anche per i sicari. "L'hanno fatto per soldi". Per la Corte, è stata ampiamente provata la responsabilità di Varani come mandante dell’acido ("aveva le chiavi della casa ed ha comprato l'acido"), è da escludere la tesi dei sicari che abbiano ecceduto dal mandato di danneggiare l'auto di Lucia.