Martedì 16 Aprile 2024

«Sacrificio e sofferenza possono rendere una persona migliore»

Il resoconto della serata con l’avvocatessa Lucia Annibal al teatro Rossini di Pesaro La donna sfregiata dall’acido ha portato la sua testimonianza nella serata organizzata dal Centro Antiviolenza

Lucia Annibal sul palco del teatro Rossini

Lucia Annibal sul palco del teatro Rossini

Pesaro 27 novembre 2014 - Fasciata in un severo tailleur nero, i capelli sciolti a incorniciarle il viso dove sono sempre meno visibili gli effetti dell’acido, Lucia Annibali l’altra sera al Teatro Rossini ha fatto da testimonial per la raccolta fondi a favore del Centro Antiviolenza di Pesaro. Il suo messaggio è andato ai giovanissimi, a coloro che dovranno imparare cosa siano il rispetto e l’amore dell’uno verso l’altra. «Ai ragazzi auguro prima di tutto di essere delle buone persone– ha detto l’avvocatesa sfregiata dall’ex fidanzato – Persone capaci di fare del bene anziché del male. Di diventare fonte di speranza e cambiamento, non di paura. E che la loro vita sia occasione per fare qualcosa di realmente positivo a favore degli altri». «Un’esistenza spesa nel dono verso il prossimo è una grande ricchezza, specie se si è diversi come lo sono diventata io» ha ribadito Lucia al pubblico che ha gremito il Rossini fino ai palchi di secondo ordine per assistere allo spettacolo «Parole e musica. Violetta e Carmen, due storie moderne» .

«Io sono l’esempio di come la sofferenza e il sacrificio rendono una persona migliore, oggi sono orgogliosa di essere me stessa con i segni che porto». Sollecitata dalla giornalista Anna Rita Ioni a dare una spiegazione alle sei pagine di ringraziamenti contenute nel libro “Io ci sono”, scritto a quattro mani con la giornalista Giusi Fasano per raccontare la sua terribile storia, Lucia semplicemente ha spiegato che «almeno un grazie era necessario».

«Ho incontrato tante persone generose che mi hanno aiutato a guarire, ciascuno sotto un profilo diverso – ha detto – E oggi sto meglio, fuori e dentro. Mi hanno aiutato ad avere un atteggiamento positivo verso la vita, e a capire che questo conta più di ogni altra cosa». Lucia continua a trasmettere questa testimonianza ogni volta che le è possibile perchè sia un monito per tutte le donne che continuano a cadere nelle mani della persona sbagliata che spesso è un marito, un fidanzato, un familiare. Gli effetti sono tangibili e sorprendenti: «Il numero di donne che decidono di spezzare la catena del silenzio è in continua crescita. – ha spiegato Simona Giommi, una delle coordinatrici del Centro Antiviolenza di Pesaro fondato da Provincia e Comune, con il sostegno dei Rotary di Pesaro, Fano e Pesaro Rossini, e il contributo del Conservatorio – Dai settantuno accessi nel 2012, siamo passati ai 110 nel 2013 e ai 68 nei primi sei mesi del 2014. La violenza di genere non conosce età, cultura, censo: basti pensare che la metà delle donne che ne sono vittima ha una professione stabile, e tre quarti sono italiane».

Il punto di partenza è la consapevolezza, quello di arrivo non necessariamente la denuncia: « Sono sempre le vittime, nel completo anonimato, a decidere autonomamente cosa fare dopo essere state accompagnate in un percorso di sostegno psicologico– ha detto l’altra coordinatrice, Francesca Santorelli _ Le aiutiamo nella valutazione del rischio, perchè spesso non si rendono conto quanto sia grande. Ma restiamo sempre un passo indietro. Sono loro a scegliere se diventare parte attiva per uscirne: e alla fine, lo fanno tutte».

si. spa