Nuoto, Magnini bronzo mondiale a 33 anni

Protagonista assoluto nella staffetta 4x100 stile libero a Kazan: «Ho rischiato l’infarto per non farmi superare»

Filippo Magnini, il promo a destra, con Orsi, Dotto e Santucci: la staffetta bronzo mondiale nella 4x100 stile libero

Filippo Magnini, il promo a destra, con Orsi, Dotto e Santucci: la staffetta bronzo mondiale nella 4x100 stile libero

Pesaro, 2 agosto 2015 - «Ero disposto a farmi venire un infarto pur di non farmi superare». Filippo Magnini ha al collo la medaglia di bronzo ai mondiali di nuoto di Kazan ed è felice come una pasqua.

Dall’alto dei suoi 33 anni Filippo Magnini trascina la staffetta 4x100 stile libero alla conquista della medaglia di bronzo ai Mondiali di Kazan, in Russia.

Re Magno chiude la sua frazione, l’ultima, in 47“55, risultando il migliore degli azzurri, tutti più giovani di lui, che alla fine si inchinano «a un grande capitano che non deve smettere».

Un podio che l’Italnuoto aspettava dal 2007 quando ai Mondiali di Melburne, gli azzurri, con l’eterno SuperPippo, si erano aggiudicati l’argento.

Alla fine della gara Filippo è quasi commosso: «Si sono contento – commenta il campione di Pesaro -, per me è stato un anno tosto, ringrazio il mio tecnico Matteo Giunta, abbiamo lavorato molto. Con questa staffetta pur essendo forte abbiamo finora raccolto meno di quello che meritavamo».

Per Magnini molto probabilmente questo, il settimo della sua carriera, è l’ultimo Mondiale: «Prima di partire avevo avvertito i miei compagni che pur di non farmi superare da nessuno avrei rischiato l’infarto. Siamo stati tutti bravi».

Oggi Filippo Magnini si misurerà anche nei 200 stile libero, unica gara individuale di questi Mondiali per lo squalo di Villa San Martino.

E sempre oggi scenderà in acqua anche l’altra atleta pesarese, Aurora Ponselè che è iscritta nei 1500 stile libero: «Ieri ho nuotato per la prima volta in vasca, è una piscina grandissima, lo stadio è bellissimo». E riguardo alla proposta di matrimonio che ha ricevuto da Simone Ruffini? «Ancora non ci credo, sembra un sogno. Festeggiato l’oro di Simone nella 25 chilometri? No, lo faremo quando torneremo».

di Beatrice Terenzi