La nuova questura, uffici in via Zongo

La questura continuerà ad essere divisa in due sedi, ma l’una di fronte all’altra in pieno centro storico

La questura di Pesaro trasferirà alcuni uffici all'ex Intendenza di Finanza (Fotoprint)

La questura di Pesaro trasferirà alcuni uffici all'ex Intendenza di Finanza (Fotoprint)

Pesaro, 31 maggio 2016 - La questura continuerà ad essere divisa in due sedi, ma l’una di fronte all’altra in pieno centro storico: la sede centrale in via Giordano Bruno si trasferirà all’ex Intendenza di Finanza mentre al suo posto, nello storico edificio di via Giordano Bruno, troveranno posto gli uffici ora in via Giusti. «Questa è la soluzione definitiva ad un problema che si trascina da anni», ha dichiarato il sindaco ieri in consiglio comunale, dove ha illustrato a sorpresa l’operazione, che è ormai in dirittura d’arrivo. La prima parte dell’operazione, ossia il trasferimento della sede centrale da via Giordano Bruno all’ex Intendenza di Finanza in via Zongo, è ormai cosa certa.

Il protocollo sarà firmato il 17 giugno. L’edificio è già di proprietà dello Stato e la ristrutturazione sarà finanziata totalmente dall’Agenzia del demanio. «L’ex Intendenza di Finanza è chiusa ormai da 20 anni- ha detto Ricci -. L’Agenzia del demanio ha stanziato qualche anno fa 4,2 milioni per ristrutturarla, con l’intenzione di portarci gli uffici dell’agenzia delle entrate. Prima che l’ex prefetto Attilio Visconti lasciasse la città era emersa l’ipotesi di trasferirvi la questura. Così abbiamo chiesto all’agenzia del demanio di usare i soldi già stanziati per ristrutturare l’edificio, ma per portarci la questura anziché l’agenzia delle entrate. Nel frattempo, abbiamo verificato con il ministero degli Interni se lo spazio era sufficiente e se i 4,2 milioni stanziati bastavano a rendere idonea la struttura. Dopo mesi di lavoro – ha continuato il sindaco -, è emerso che lo spazio è sufficiente ma le risorse a disposizione non bastavano perché l’edificio necessita di interventi strutturali sismici. Quindi, sono andato dal direttore dell’agenzia del demanio Roberto Reggi che si è impegnato ad aumentare le risorse per la ristrutturazione fino ai 6 milioni necessari. Il 17 giugno firmeremo un protocollo con il direttore Reggi, il sottosegretario del ministero dell’Interno Gianpiero Bocci e il prefetto».

La seconda parte dell’operazione, ossia il trasferimento degli uffici di via Giusti nello stabile di via Bruno, deve essere confermata, ma non dovrebbero esserci problemi. «Il fondo Invimit (una società di gestione del ministero dell’Economia, ndr) acquisirà l’edificio di via Giordano Bruno dove troveranno posto gli uffici attuali in via Giusti – ha spiegato il sindaco -. Così la Provincia potrà vendere l’edificio in via Giusti, che è da tempo sotto sfratto (pare che per il suo acquisto ci sia già l’interessamento di una immobiliare, ndr)». Se questa seconda parte dell’operazione arriverà a compimento lo sapremo a fine giugno, quando il cda di Invimit si riunirà per deliberare e farà un’offerta economica per l’acquisto della struttura che poi la Provincia dovrà accettare o rifiutare. Con questa operazione «prendiamo 4 piccioni con una fava – ha concluso Ricci -: riuniamo la sicurezza in un’unica area, recuperiamo un contenitore del centro storico con soldi statali, consentiamo alla Provincia di mettere in vendita un suo edificio e ci sarà anche un risparmio per il ministero dell’Interno, che pagherà meno di affitto».

Soddisfatti Pier Paolo Frega (Silp) e Marco Lanzi (Siulp) che però hanno dubbi sui parcheggi: «Vorremmo vedere i progetti di ristrutturazione dell’ex Intendenza per capire se c’è abbastanza posto per le vetture», dicono. E aggiunge Lanzi: «Avrebbe molto più senso spostare in via Zongo alcuni uffici di via Giusti piuttosto che quelli in via Bruno che sono stati sistemati da poco. Spero che la distribuzione degli uffici nelle due sedi non venga decisa da sindaco e prefetto ma venga lasciata alla polizia». I consiglieri di minoranza, per lo più d’accordo con l’operazione, si sono però lamentati di non essere stati interpellati per tempo: «Come al solito – hanno protestato -, veniamo a sapere di queste scelte a cose ormai fatte. Il consiglio viene sempre by-passato, è stato spogliato di tutte le sue funzioni».