Avvocato 'scomodo' insultato su Facebook per mesi: "Ora il giudice vuole trovare gli autori"

Offese pesantissime per il difensore di don Ruggeri e di uno degli assalitori di Lucia Annibali. E il legale si è rivolto ai giudici

DECISO Gianluca Sposito ha difeso l’ex parroco e denunciato mesi di linciaggio

DECISO Gianluca Sposito ha difeso l’ex parroco e denunciato mesi di linciaggio

Pesaro, 19 maggio 2015 - Gianluca Sposito è stato il difensore di Giangiacomo Ruggeri, ex parroco di Orciano (Pesaro), ora in libertà, arrestato nel 2012 per aver compiuto atti sessuali su una tredicenne sua parrocchiana, in spiaggia. Sposito a processi di rilevanza mediatica è abituato. E’ anche il legale di uno dei due albanesi accusati di aver tirato l’acido in faccia a Lucia Annibali. In questa intervista racconta il linciaggio mediatico subìto durante il processo Ruggeri. Il primo attacco avviene quando ottiene dal Tribunale della Libertà la scarcerazione del sacerdote (agosto 2013). 

 

Avvocato Sposito, lei è il difensore di un sacerdote condannato per atti sessuali con una minorenne. Questo processo, però, le ha creato altri problemi: è stato, come dice lei, ‘‘lapidato’’ su Fb. Cosa è successo?

«Hanno iniziato ad offendermi, a darmi del porco, poi a minacciare me e i miei figli. Sono abituato a processi di una certa delicatezza, però stavolta si è passato il limite. Non è stata l’espressione di un pensiero, ma la ripetuta volontà di colpirmi, facendo un’equazione tra me e il mio cliente».

Chi la offendeva?

«Il profilo Facebook ‘Polizia postale official web site fan’, che però con la polizia postale non c’entra nulla».

Prima ‘bordata’ di offese, agosto 2012, lei non reagisce...

«Sì, all’inizio ho lasciato correre».

Aprile del 2013, c’è una recrudescenza, sempre sullo stesso profilo: si prosegue con «figlio di put...» «castratelo» ecc...

«Erano offese gratuite dirette al mio ruolo di difensore. Allora querelo e chiedo di identificare gli autori dei post e procedere contro il gestore del profilo citato per minaccia, diffamazione e istigazione a delinquere. Facebook poi non fornisce gli ‘ip log’, che associano il profilo all’utilizzatore reale. Al che la procura è costretta a richiedere l’archiviazione. Mi sono opposto».

Ce l’ha anche con Facebook?

«Non ce l’ho con i social, ma ritengo che i social non possano essere una zona franca in cui ognuno offende e minaccia a piacimento, contando sull’ impunibilità».

Ora cosa accadrà?

«Io mi sono opposto all’archiviazione, e il giudice ha accolto la mia richiesta ed ha chiesto alla procura ulteriori indagini non solo nei confronti dei post apparsi su Fb, ma usando anche le indagini classiche cui accennavo prima».

Queste persone cosa rischiano?

«Il processo. Ma al di là del fatto che mi costituirò parte civile, il mio principale motivo è un’esigenza di giustizia. Io sono per la libertà di espressione ma non quando questa limita la libertà o offende la dignità degli altri».