Delitto nel bosco, lo zio di Meta: "Il nostro Igli, assassino per amore"

Parla un parente del 20enne albanese accusato dell'omicidio di Ismaele Lulli. Ambera, la ragazza della discordia, guardata a vista in paese FOTO: il funerale - la fiaccolata - il luogo dell'orrore - i due fermati VIDEO: l'ultimo saluto - le indagini

Igli Meta

Igli Meta

Pesaro, 24 luglio 2015 - Ambera, macedone, 19 anni. Abita a Lunano, una decina di chilometri dal delitto della croce. Lo sanno bene anche i carabinieri, che dal momento dell’omicidio (FOTO) guardano a vista la ragazza. Nessuna protezione codificata. «Diciamo che ci preoccupiamo – dice uno di loro – di come stanno lei e la sua famiglia». Perché molte cose sono cambiate da quando è avvenuto l’omicidio, da quando si è scoperto che Ambera è la ragazza contesa tra assassino e vittima. Già in paese si respira un’aria più pesante. Vi risiede una comunità di circa 50 albanesi e circa 40 macedoni. «Integrazione assoluta», dice il sindaco, Mauro Dini. Solo che poi c’è un codice che alcuni albanesi seguono: quello secondo cui certi tradimenti vanno lavati nel sangue. Igli l’ha già fatto, purtroppo. Ismaele lo descrivono come tra i ragazzini che a Sant’Angelo e dintorni ‘incontrava’ di più. La gelosia omicida si è caricata forse anche di questo elemento (VIDEO).    Igli Meta ha uno zio, che gli ha sempre fatto da padre. Ha circa 40 anni, chiede di essere chiamato solo ‘zio di Igli’ e nient’altro. Niente nome, niente foto. Abita a Urbania. Racconta (dialetto del posto, con accento albanese) l’inizio della sua storia italiana. È arrivato, da Durazzo con i barconi, nell’agosto del ’91, a Bari, e da allora è rimasto in Italia. È lui che ha fatto venire la famiglia di Igli, difeso dall’avvocato Salvatore Asole, in Italia: l’assassino reo confesso di Ismaele aveva 10 anni quando è arrivato. La madre di Igli lavora in fabbrica, il padre alla Imab, azienda di mobili.  Scusi, se avesse davanti a sé Igli, adesso, cosa gli direbbe? «Gli darei un cazzotto in faccia. Ci ha ferito molto, questa tragedia. Ne parlano anche i giornali di Durazzo, la nostra città».  Cosa dice la famiglia di Igli per quello che è successo? «Mia sorella è distrutta. È come se fosse morto anche mio nipote. Pensare che lui è uno timido, per farlo parlare ci vogliono i gettoni. S’è diplomato geometra, l’anno scorso ha fatto la stagione».  Ma come si spiega una reazione così, solo per un tradimento tra adolescenti? «Ambera era la sua prima ragazza, sembrava che mio nipote dicesse ‘sto bene con lei, questa è mia e nessuno me la tocchi’».  Ma Igli poteva essere la persona che sgozza un amico perché qualcuno gli insidia la prima ragazza? «Tutto il contrario. Quando in tv compariva una scena da omicidio, lui diceva ‘ma che scatole, spegni...’ . Solo che deve aver accumulato la rabbia dentro. È stato un raptus. Non ho fatto in tempo a parlargli, a prenderlo da una parte e a spiegargli cosa poteva fare, invece di fare quello che ha fatto». Uccidere un amico, perché sai che la tua ragazza ti ha tradito... «I giovani sono così. C’è chi si butta sotto il treno, perché la fidanzata lo lascia».  C’entra in questa storia il fatto che Igli sia albanese? «No, non c’entra. Aggiungo: se a uccidere fossero stati due italiani, ci sarebbe stato meno clamore».  Che direbbe ora alla famiglia di Ismaele?  «Io lo so che è un dolore grosso per loro. Ma siamo lacerati anche noi. Mio nipote starà dentro per il periodo più bello della sua vita. Ma ora è giusto che paghi».