«Il nostro grande amore? Un mix di lirica e musica pop»

È uscito il nuovo album degli “Operapop”, il pesarese Enrico Giovagnoli e la lauretana Francesca Carli

Enrico Giovagnoli e Francesca Carli

Enrico Giovagnoli e Francesca Carli

Pesaro, 7 novembre 2015 - Uniti nella vita, come sul palcoscenico, da una grande passione: il belcanto. Dopo il ciclo di concerti che li ha portati nei teatri di tutto il mondo, gli Operapop (la lauretana Francesca Carli, soprano, e il pesarese Enrico Giovagnoli, tenore), antesignani di un genere che fonde il linguaggio pop all’esperienza del teatro lirico, tornano in sala di registrazione per terminare il loro nuovo album.

Il lavoro è anticipato dal singolo Lascia che sia amore, video visibile qui sopra, girato ad Expo.

Quali novità ci dobbiamo aspettare da questo nuovo disco?

«E’ un lavoro a trecentosessanta gradi – spiega Francesca –. Contemplerà i grandi classici della lirica, reinterpretati in chiave moderna e arrangiati nel nostro stile, oltre a brani inediti che raccontano del nostro amore e l’amore per la musica, con sonorità che piaceranno ai giovani, ma anche ad un pubblico più adulto».

Gli Operapop

Gli Operapop in concerto

Siete concentrati ancora sull’amore, cuore del vostro progetto artistico e professionale. E Grande Amore è l’altra canzone scritta per voi 12 anni fa, portata al successo dal Volo a Sanremo 2015. Cosa è cambiato tra i due brani?

«E’ un tema sempre attuale – afferma Enrico –. Tutti hanno una maschera davanti per apparire in un modo piuttosto che in un altro. Le persone vogliono spacciarsi per fredde e razionali. Ma quando procuri loro emozioni vengono a dirti grazie».

Il video è stato girato ad Expo, perché?

«Per mesi è stato il luogo-simbolo dell’incontro delle culture così come vuole essere la nostra musica, universale», spiega Francesca, passando la parola ad Enrico.

«Ha un significato simbolico e concettuale. Mentre cantiamo, non sono state escluse le immagini della gente che cammina intorno a noi, è la vita che si muove».

Siete stati tra i precursori del genere pop-lirico, con la benedizione di Luciano Pavarotti. Cosa ha lasciato nella vostra musica?

«E’ stato un maestro. Nel nuovo album ci sono due brani legati a lui, uno è quello cantato il giorno del nosto incontro. Ma il titolo lo sveleremo durante la presentazione del disco».

Dice Enrico: «Una volta, parlando di come raggiungere la fama, segnò un puntino al centro di un foglio. “Questa è la voce”. Poi tracciò un cerchio grandissimo: “E questo è l’intelligenza del cantante”».

Gli Operapop

Gli Operapop in concerto con i carabinieri

Rispetto a formazioni più giovani come quella de Il Volo, vi è mancata la grande notorietà. Il pubblico è maturato?

«Dieci anni fa il mercato non era ancora pronto a un cambiamento così radicale, serviva tempo e noi eravamo forse troppo avanti. Il nostro manager è amico di Tony Renis (manager del Volo ndr) e non è escluso che possa partecipare ad una nostra prossima produzione. Sperimentare ci piace e magari, un giorno, ci vedrete con l’orchestra sinfonica Rossini nella rilettura di un brano heavy metal».

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