Venerdì 19 Aprile 2024

Il cono d'ombra

Publichiamo oggi un documento interessante. Tre volte interessante. È la prova del fatto che negli anni Settanta i nostri servizi segreti avevano stretto un patto di non belligeranza, per non dire di mutuo soccorso, con i terroristi palestinesi. È un promemoria che ci aiuta a capire per quale ragione, ad oggi, l’Italia non abbia subito attentati terroristici. È un indizio, una traccia a possibile sostegno della tesi in base alla quale il sequestro (e la conseguente uccisione) del leader democristiano Aldo Moro poteva essere evitato. Il 18 febbraio 1978, il colonnello Stefano Giovannone, plenipotenziario del servizio segreto militare italiano di stanza a Beirut, mette nero su bianco l’esistenza di «impegni miranti ad escludere il nostro Paese da piani terroristici». È la prova che il ‘lodo Moro’, di cui rivelò l’esistenza anni or sono Francesco Cossiga, esisteva davvero. In virtù di quel patto siglato nel ‘74 dai nostri servizi su indicazione dello statista democristiano, i terroristi palestinesi utilizzarono per anni l’Italia come base logistica e l’Italia evitò di subire attentati in casa propria. Ne subimmo, per rappresaglia, altri, direttamente o indirettamente organizzati da francesi, israeliani e americani. Ma questa è un’altra storia.

Come è un’altra storia, tutta da scrivere, quella delle implicazioni di quell’accordo e della sua rottura da parte italiana. La strage di Bologna dell’agosto 1980, ad esempio, può essere spiegata così. E con l’esigenza di tenere segreto quel patto può essere spiegata la morte, in Libano, dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni nel settembre dello stesso anno. Accordi del genere esistono oggi con i palestinesi di Hamas, con gli hezbollah libanesi, con i pasdaran iraniani e con i libici di Tripoli. Anche per questo dall’attacco alle Torri Gemelle di New York ad oggi l’Italia è stata tra i pochi Paesi occidentali a non subire attentati ‘domestici’. Con l’Isis, però, non abbiamo accordi. Ci abbiamo provato, ma non ci siamo riusciti. Si spiegano così le resistenze del governo Renzi a impugnare le armi contro il Califfato islamico: si spiegano con la paura di ritorsioni. In vista del Giubileo, l’allarme è infatti altissimo. Nel suo rapporto segreto, il colonnello Giovannone scrive anche di «una operazione terroristica di notevole portata programmata da terroristi europei».

Un mese dopo le Brigate Rosse sequestrano Moro. Impossibile dire se a questo si riferiva il colonnello del Sid, certo è che tra i terroristi palestinesi con cui Giovannone interloquiva e i brigatisti italiani ci sono stati scambi frequenti. Si sapeva che Aldo Moro fu ‘sacrificato’ dopo il suo sequestro; si può oggi con orrore congetturare che sia stato lasciato rapire. Ed è paradossale pensare che, grazie alle informazioni ottenute attraverso il «lodo» da lui voluto, Moro potesse essere salvato. Sono vicende lontane nel tempo, queste. Ricostruirle oggi, però, non è inutile: aiuta a ricordare che esiste uno spazio grigio nel quale gli Stati si abbandonano a quelli che Tacito definì ‘arcana imperii’. E che in quel cono d’ombra si combattono, oggi come ieri, guerre spietate e senza regole legate a interessi geopolitici, commerciali o industriali.