Mercoledì 24 Aprile 2024

Quel Pd così disgregato

Luigi Luminati

Luigi Luminati

Pesaro, 14 dicembre 2014 - La confusione regna sovrana sotto il cielo della politica marchigiana. Il centro sinistra cerca in ogni modo di disgregarsi. La politica dell’one man show, del cinguettio, dei messaggi su Facebook, della comunicazione prima di tutto produrrà un altro piccolo, parziale, forse incredibile terremoto.

Gian Mario Spacca è da tempo in guerra con il Pd. Lo stesso partito che gli ha consentito di fare dieci anni di governatore e di acquisire un potere personale che nella seconda repubblica nessuno aveva mai avuto in questo territorio. Pare lanciato verso la resa dei conti, utilizzando lo strumento di Marche 2020 e l’anima democristiana di una regione che non è mai stata “rossa” al di là delle cartine politiche.

La storia delle Marche è chiara: non c’è mai stato un presidente proveniente dal Pci. Spacca era nella Dc di Forlani e Francesco Merloni. Il suo predecessore Vito D’Ambrosio era il candidato dei Ds, ma non iscritto al partito erede del Pci. E’ a quell’anima centrista - alleata ma contrapposta - agli ex-comunisti che parla soprattutto Marche 2020. Non può usare i temi di Renzi, ma ne usa la strategia per imbrigliare il Pd e mantenere gli ex-Ds divisi come lo sono da tempo. Se riuscirà a tenere insieme le tante anime degli ex-Dc, dividendo il Pd, l’approdo alle primarie appare la prima, forte opzione.

Se invece Francesco Comi riuscirà a trovare un candidato che va bene a tutti (Camilla Fabbri è in pole, ma è una posizione dove ci si può bruciare in un battibaleno) la sfida cambierà.

Nel frattempo Spacca ha anche individuato il vero avversario: Matteo Ricci e lo ha colpito sui «troppi festival della felicità» e sull’eccesso «di discorsi sul Bil invece che sul Pil e la produzione nel momento della grande crisi». Un duello che continua. Almeno su Facebook e Twitter.