Pesaro, 29 agosto 2011 - LEADER dei quarantenni del Pd? Ci va vicino, Matteo Ricci. Sembra che il presidente della Provincia, abbia tutte le intenzioni di muoversi verso questa direzione e radunare attorno a sè i giovani del partito decisi a cambiare le cose. Tanto che, per il prossimo sabato, ha organizzato proprio nella sede in via Gramsci l’evento «Rifare l’Italia, rinnovare il Pd». Un titolo che fa capire già dove si vuole andare a parare.
 

Ricci, ci spieghi di cosa si tratta.
«Sono circa un paio d’anni che esiste questo movimento dei quarantenni all’interno del Pd, sempre con l’intenzione di organizzare un evento simile, ma senza riuscirci. Ora il momento è giusto. Perciò ho deciso di organizzare questo seminario nazionale che è alla base della “Conferenza sul partito” che si terrà in autunno. L’obiettivo è costruire un’alternativa di governo, passando anche per un rinnovamento del nostro partito. Comunque credo che sia un buon segnale riuscire ad organizzare un incontro di questo tipo, che è, direi, importantissimo».
 

Qual è il messaggio che volete “mandare”?
«L’intenzione è quella di far capire che non vogliamo stare in panchina a guardare, ma vogliamo scendere in campo. E per di più da titolari. E’ il governo peggiore del secondo dopoguerra, questo di Berlusconi, e il momento più critico del nostro Paese. Altrove, in Europa e in America, i personaggi politici sono cambiati, gli scenari si sono evoluti. In Italia, invece, nel 1996, nel centrosinistra c’erano D’Alema e Veltroni, oggi, nel Pd, fanno ancora politica D’Alema e Veltroni. E’ ora di cambiare le cose».
 

Così mettete in difficoltà il segretario Bersani.
«Noi vogliamo dare una mano al sergretario, lo vogliamo liberare da eccessivi vincoli. Ma lui deve dare una spinta al rinnovamento, perché è questo il momento in cui creare davvero il Pd».
 

Dopo i «rottamatori», arrivate voi e vi hanno definiti “carrozzieri”.
«Ci hanno definito in tanti modi, ma certamente noi siamo sfasciacarrozze, tutt’altro. Questa esperienza di Pesaro dimostra che c’è una generazione che spinge per cambiare le cose, e il Paese ha bisogno di una spinta di questo tipo».
 

Matteo Renzi ha idee simili alle sue, spinge il rinnovamento, eppure con il sindaco di Firenze non c’è mai stato feeling...
«Lui ha sempre dato l’idea di lavorare per sè e non per il partito. Io e Renzi siamo molto diversi, i nostri punti di vista sono diversi: ad esempio io non sono mai andato ad Arcore e mai ci andrò. Lui sì...»
 

Una serie di quarantenni del Pd hanno firmato un appello contro lo sciopero della Cgil. Lei invece?
«Io sì, parteciperò. Perché non credo che aderire a questo sciopero significhi avere poco senso di responsabilità. Tutt’altro».
 

Di cosa si discuterà, sabato prossimo?
«Si parlerà, fra le altre cose, anche del nuovo modello di sviluppo. Mentre a livello istituzionale è centrale il confronto sulla nuova legge elettorale. Credo che siamo arrivati ad un punto in cui le cose debbano essere cambiate: basta con i parlamentari scelti e non eletti. Se la legge elettorale rimarrà invece questa, io credo che le primarie siano indispensabili per il Pd».